Foto: Reuters
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“Quest’anno, durante il conflitto in Medio Oriente, il 72% di tutti i giornalisti uccisi nel mondo hanno perso la vita” ha scritto la Federazione, evidenziando il fatto che dal 7 ottobre più di una persona al giorno è stata uccisa. Secondo le stime dell'associazione, la guerra a Gaza rappresenta il conflitto più letale per i giornalisti dal 1990, anno in cui sono iniziati i rapporti di registrazione dei morti in servizio. Oltre ai 61 giornalisti palestinesi uccisi, quattro israeliani e tre libanesi, la Federazione ha rilevato anche le morti di tre operatori media in Siria. Inoltre, ha avvertito che i giornalisti palestinesi a Gaza sono stati vittime di un bombardamento generale da parte dell'esercito israeliano. La comunità internazionale, guidata dalla Corte Penale Internazionale, è stata quindi chiamata a investigare e perseguire i responsabili. "Chiediamo un intervento urgente a livello globale per fermare questo versamento di sangue. L'aumento del numero delle vittime, soprattutto a Gaza, richiede un'attenzione immediata", ha sottolineato la presidente dell’associazione al momento della pubblicazione del rapporto, nel quale viene anche sottolineato che dei 94 giornalisti e operatori media uccisi, nove erano donne. Per quanto riguarda l’Europa invece, l'Ucraina rimane il paese più pericoloso per i giornalisti, con tre uccisioni nell’arco del 2023. Nel frattempo, in Asia sono state registrate sette morti rappresentanti del quarto potere, mentre in Africa sono state cinque. Secondo i dati pubblicati, il numero di giornalisti uccisi quest'anno è diminuito in Nord e Sud America, passando dai 29 dell'anno scorso a sette. Tuttavia, molti altri crimini contro i giornalisti in queste due regioni rimangono impuniti; per esempio, in Messico, il 96% degli attacchi non porta a procedimenti penali.

B.Ž.