Foto: AP
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In Australia non c’è pace per le popolazioni indigene. A metà ottobre, infatti, gli elettori hanno risposto no al quesito referendario che proponeva la creazione di un consiglio consultivo che avrebbe dovuto dare voce a aborigeni ed indigeni sulle questioni che li riguardano direttamente. La maggioranza bianca del paese avrebbe, così, respinto la riforma che prevedeva il loro riconoscimento nella costituzione, facendo riaffiorare la rabbia di queste comunità che ancora oggi subiscono discriminazioni.

Per protestare contro la scelta di milioni elettori australiani le associazioni per i diritti degli aborigeni hanno indetto una settima di silenzio. Un vero e proprio periodo di lutto per la morte di quelle che erano le loro speranze di ottenere finalmente un risarcimento alla brutale espropriazione subita dagli indigeni con la colonizzazione. Una scelta che molti considerano frutto della poca conoscenza che caratterizza ancora parti della società australiana bianca, nelle quali sono ancora presenti stereotipi razzisti nei confronti di questi concittadini, che hanno dovuto aspettare sino al 1962 per ottenere il diritto di voto, quello di ritornare parzialmente in possesso delle terre dei propri avi e quello di poter avere una rappresentanza politica in parlamento.

"La riconciliazione è morta", ha commentato l’attivista e accademica aborigena Marcia Langton, presagendo un periodo di divisioni all’interno del paese.

Barbara Costamagna