Il premio Nobel per la Pace del 2019 è stato assegnato al primo ministro dell'Etiopia, Abiy Ahmed Ali, per gli sforzi nel raggiungere la pace e la cooperazione internazionale ed in particolare per le iniziative nel cercare di risolvere i conflitti lungo i confini con l'Eritrea.
Descritto già qualche anno fa come "la più grande speranza per il futuro democratico dell'Etiopia", perché parte della più giovane generazione di politici etiopi ed appartenente al gruppo etnico degli orono, maggioritario nel paese ma marginalizzato da decenni, Abiy Ahmed è diventato primo ministro dell'Etiopia all'inizio di aprile 2018. Ha da subito dimostrato idee rivoluzionarie e nei primi quattro mesi di governo aveva ordinato il rilascio di migliaia di prigionieri politici, oltre ad aver legalizzato i gruppi di opposizione, a lungo classificati come terroristici. Il merito più grande è però quello di aver avviato i negoziati per la pace con la vicina Eritrea, con cui l'Etiopia era in guerra dal 1998, motivazione per cui il comitato ha deciso di conferirgli il premio Nobel per la Pace.
L'ufficio del primo ministro ha subito comunicato che l'Etiopia è fiera in quanto nazione dell'assegnazione del prestigioso riconoscimento.
Nella lista dei "papabili" al premio, alla vigilia, in testa figurava la giovane attivista ambientalista svedese Greta Thunberg, la 16enne che con i Friday for Future ha contibuito a portare consapevolezza nelle nuove generazioni e non solo, ma anche il leader dei nativi brasiliani Raoni Metuktire.
Berit Reiss-Andersen, a capo del comitato norvegese dei Nobel, si è detto speranzoso che "il premio per la Pace rafforzi il primo ministro Abiy Ahmed nel suo importante lavoro per la pace e la riconciliazione. Un'Etiopia pacifica, stabile e di successo avrà molti effetti collaterali positivi ed aiuterà a rafforzare la fraternità tra le nazioni ed i popoli della regione".

Davide Fifaco

Foto: Reuters
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