Foto: Reuters
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L'esercito israeliano ha presentato un piano per evacuare i civili dalle zone di combattimento nella Striscia senza però fornire dettagli su come e dove verrebbero trasferiti. Il programma precede l'annunciata offensiva su Rafah, città vicino al confine con l'Egitto definita come "l'ultima roccaforte" del movimento Hamas. La zona ospita circa 1 milione e 300 mila persone sfollate. Durante la comunicazione è stato approvato anche l'ingresso di aiuti umanitari nel nord di Gaza, che fino ad ora entravano attraverso i valichi di Rafah e Kerem Shalom. Secondo il Times of Israel: "è necessario prevenire i saccheggi che hanno avuto luogo nel nord e in altre aree."

Dopo Parigi, sono riprese a Doha, nel frattempo, le trattative tra i rappresentanti degli esteri di Stati Uniti, Egitto, Qatar e Israele nonché dei "rappresentanti di Hamas" con l'obiettivo di trovare un accordo sulla liberazione degli ostaggi israeliani, il rilascio dei detenuti palestinesi e un cessate il fuoco nel conflitto mediorientale. Netanyahu in un'intervista alla televisione CBS ha ribadito che la vittoria dell'esercito israeliano è subordinata alla distruzione di Hamas. "Una volta che l'esercito avrà lanciato la sua operazione a Rafah, i combattimenti finiranno in settimane, non in mesi. Il nostro obiettivo è l'occupazione e la vittoria totale." ha detto Natanyahu, dichiarando inoltre di apprezzare gli sforzi degli Stati Uniti per quanto riguarda i negoziati sul cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi: "Se Hamas riducesse le sue richieste deliranti per tornare alla realtà, allora un accordo ci sarebbe" ha ancora detto il premier di Israele.

Il conflitto sta vivendo una delle sue fasi più delicate anche per quel che riguarda il primo ministro palestinese Mohammad Shtayyeh che ha oggi rassegnato le proprie dimissioni e quelle dell'intero esecutivo al Presidente Mahmud Abbas. Una decisione dettata dagli ultimi avvenimenti legati all'aggressione a Gaza e all'escalation della situazione a Gerusalemme e in Cisgiordania.