Foto: EPA
Foto: EPA

L'ex Presidente Trump ha chiesto alla Corte Suprema statunitense l'immunità per le accuse riguardo ai suoi tentativi di sovvertire l'esito delle elezioni presidenziali del 2020. Nella memoria inviata dallo stesso Trump si legge che il Presidente non può funzionare e la presidenza stessa non può mantenere la sua vitale indipendenza se chi viene eletto alla carica affronta un procedimento penale per atti ufficiali una volta che lascia l'incarico. Secondo fonti di stampa statunitense anche se la Corte dovesse muoversi con grande rapidità e giungesse a una decisione contro Trump entro un mese, con ogni probabilità il processo non potrebbe iniziare prima del prossimo autunno, nel cuore della campagna presidenziale e in vista delle elezioni presidenziali, in programma a novembre. Sempre secondo la fonte nel caso la decisione del massimo tribunale dovesse giungere alla fine del giugno prossimo o in caso di rinvio del caso a tribunali di grado inferiore per un'ulteriore valutazione della portata di un'eventuale immunità, il processo potrebbe non avere vita fino a dopo le elezioni. In questo caso, se Trump dovesse divenire il nuovo Presidente potrebbe ordinare al Dipartimento di Giustizia di ritirare le accuse. Nel frattempo Trump è tornato ad attaccare il Giudice del tribunale di New York e il Pubblico Ministero generale James per averlo condannato a versare entro sei giorni 454 milioni di dollari per frode finanziaria e fiscale. Trump, a riguardo, ha dichiarato che se non fosse candidato alla carica presidenziale e non fosse in testa ai sondaggi non vi sarebbe alcun giustizialismo. Trump dovrà depositare la cauzione stabilita entro il 25 marzo prossimo. Nel caso non rispettasse la scadenza la procuratrice James potrà pignorare le proprietà di Trump fino all'ammontare di quel valore.

Franco de Stefani