Una risorsa fondamentale per il pianeta, ma anche un bene da proteggere e difendere. Sono i due aspetti richiamati in occasione della Giornata Mondiale dell’Oceano, voluta dalle Nazioni Unite nel 1992 nel corso del Summit della Terra di Rio de Janeiro, per fare luce sulla fragilità dell’ecosistema oceanico, e celebrata l’8 giugno a partire dal 2009.
Circa il 50 per cento dell’ossigeno del pianeta è prodotto dal Plancton presente nell’Oceano, che assorbe anche il 25 per cento di tutte le emissioni di CO2 e il 90 per cento del calore.
Si tratta dell’habitat più ricco di biodiversità, e anche una fonte di vita che fornisce il 20 per cento dell’assunzione media pro capite di proteine animali per più di tre miliardi di persone a livello globale, e offre lavoro a 260 milioni di persone.
È però anche di una risorsa sovrasfruttata, e trattata senza riguardo. Metà della Grande barriera corallina originale è ormai morta, e tra 30 anni, se le politiche ambientali e di sfruttamento non cambieranno, nell’Oceano ci sarà più plastica che pesce.

Proprio per questo tema dell’edizione 2021 è “Life & Livelihoods”, ovvero Vita e Mezzi di sussistenza, e punta ad aumentare la consapevolezza su quanto impattino sull’equilibrio del pianeta gli errori commessi ogni giorno nella pesca, nel consumo di pesce e nello smaltimento di rifiuti.
Anche il Marine Stewardship Council, organizzazione no profit che promuove la salute degli oceani, ha ricordato a tutti l’importanza di una pesca sostenibile, sia per preservare le popolazioni ittiche e gli ecosistemi marini, sia per garantire che le comunità che dipendono da essa sopravvivano e prosperino: secondo la Banca Mondiale, la sussistenza del 90 per cento delle persone impiegate nella pesca, 80 mila, dipende da attività di piccola scala, il 97 per cento in comunità in Paesi in via di sviluppo che presentano alti livelli di povertà.

Fra le proposte per un uso compatibile dell’Oceano c’è la certificazione delle attività di pesca, ma anche di trasformazione, commercio e altre attività relative al settore, che potrebbe favorire le piccole attività. Un esempio è la pesca al polpo nelle Asturie occidentali: una tradizione secolare, che fornisce reddito e sostentamento ai pescatori e alle loro famiglie, e che ora viene svolta senza danneggiare l’ambiente marino e compromettere l’equilibrio dell’oceano, e grazie alle certificazioni ottiene anche maggiori profitti, aprendosi ai mercati negli Stati Uniti, in Svizzera, Danimarca e Spagna.

Alessandro Martegani