Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria

Col passare degli anni e con l’esaurirsi delle testimonianze dirette, diventa sempre più rilevante commemorare la Giornata della Memoria; la ricorrenza internazionale che dal 2005 ricorda le vittime della Shoah e dei lager nazisti nel giorno in cui nel 1945 le truppe dell’Armata Rossa liberarono il campo di concentramento di Auschwitz. Si tratta, infatti, di un’occasione per riflettere su questa pagina oscura del passato che vide prevalere l’odio razziale, che attecchì su un substrato fertile di pregiudizi, ancora presenti nella società occidentale, fondati sul razzismo, sull’intolleranza e sull’antisemitismo. Proprio per questo è importante ricordare ciò che fu, e per farlo sono molte le manifestazioni, che nonostante la pandemia in corso, si svolgeranno in questa giornata.

Il pericolo a distanza di settantacinque anni è, però, la banalizzazione della memoria delle vittime della follia nazista, soprattutto quella di coloro che pagarono il tributo più grande: gli ebrei con i loro milioni di morti. Da destra ma anche da sinistra sempre più voci mettono in discussione l’unicità della Shoah; che rappresenta, invece, ancora l’unico esempio di genocidio industrializzato. La catastrofe che colpì gli ebrei europei viene ridimensionata paragonandola ad altre tragedie che toccarono altri popoli o semplicemente riducendola a qualcosa della quale ormai si è parlato troppo.

Basta pensare alla polemica scaturita dal paragone che qualche giorno fa il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, ha tirato tra Greta Thunberg e Anna Frank, definita una precursrice, con il suo diario, di tutte le giovani donne che lottano contro le ingiustizie. Quello che il primo cittadino meneghino non ha tenuto conto, però, è che la Thunberg ha scelto di abbracciare la sua lotta e per fortuna senza nessuna particolare conseguenza; e invece la Frank fu perseguitata e poi costretta a nascondersi fino alla sua cattura e alla morte solo perchè ebrea, mentre probabilmente avrebbe preferito poter vivere spensierata come tutti gli altri suoi coetanei che a salvare il mondo non ci pensavano proprio.

E questa è una differenza non da poco, che ricorda che il 27 gennaio commemora chi suo malgrado si ritrovò da un giorno all’altro ad essere perseguitato a causa di un’ideologia folle nell’indifferenza quasi totale delle società in cui viveva, e questo ultimo aspetto sì che ci riguarda ancora tutti.

Barbara Costamagna