Foto: MMC RTV SLO
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La Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo ha sentenziato che le cause intentate dai pescatori sloveni contro la Croazia sono inammissibili. Dopo aver esaurito tutte le opzioni legali in Croazia, nel 2022 il gruppo di pescatori si è rivolto all'alta corte europea perché le autorità croate li hanno multati per la pesca nel Golfo di Pirano. Nello specifico a presentare il ricorso sono stati gli isolani Rene Chelleri, Robert Radolovič e Jan Virant. Dall'annuncio della sentenza della Corte di Arbitrato sul confine marittimo tra Slovenia e Croazia nel 2017, i pescatori vengono praticamente sanzionati ogni giorno, hanno affermato a Radio Slovenia, gli importi finora hanno superato i due milioni di euro, che non intendono pagare. D'altro canto nella sentenza la Corte scrive di non essere competente a pronunciarsi sulla validità e sulle conseguenze giuridiche dell'arbitrato internazionale.

Si dichiara deluso e soprattutto sorpreso che la Corte dei diritti dell'uomo non riconosca come violazione dei diritti umani il fatto che i pescatori non possano pescare nel proprio mare, ha affermato il vicepremier nonchè ministro per gli sloveni nel mondo Matej Arčon. Rammaricata per la sentenza anche la ministra dell'agricoltura Mateja Čalušić che ha ribadito che la Slovenia continuerà ad aiutare i pescatori e ad impegnarsi affinchè la Croazia riconosca la sentenza della Corte di Arbitrato. Per la ministra i pescatori sloveni sono delle vittime del mancato riconoscimento di Zagabria del lodo arbitrale e vengono pertanto puniti per pescare in acque slovene. Per il direttore generale al Ministero per gli affari esteri Marko Rakovec la sentenza del Tribunale europeo dei diritti dell'uomo non inficia in alcun modo il verdetto dell'arbitrato che tracciò i confini marittimi tra Slovenia e Croazia. Torneremo richiedere a Zagabria il riconoscimento di tale accordo, ha detto Rakovec che ha aggiunto che i rapporti bilaterali tra i due paesi sono buoni, faremo in modo che rimangano tali. (ld)