I deputati devono decidere se vogliono una democrazia autoritaria o una politica aperta che non semini paura ed incertezza. Secondo l’opposizione è questo il dilemma che si troveranno di fronte i parlamentari quando nel segreto dell’urna voteranno la sfiducia costruttiva contro il governo Janša. Il leader della Sinistra, Luka Mesec, non usa mezzi termini e cita addirittura Winston Churchill, precisando che i deputati dovranno scegliere tra coscienza e carriera.
Sta di fatto che l’opposizione non ha i numeri per far cadere il governo. La speranza è quindi quella di far presa su alcuni deputati in parlamento, ricordandogli i programmi con cui si erano presentati agli elettori. Tra questi principalmente i deputati del Partito del centro moderno. In questi giorni, ha precisato Erjavec, non ci sono stati colloqui con loro, ammettendo poi di avere i voti sicuri solo di tre deputati del suo partito. All’appello mancherebbe quello dell’isolano Branko Simonovič, che già al momento della presentazione della prima mozione di sfiducia si era rifiutato di firmarla, mentre un altro deputato del Desus era stato cacciato dal partito.
Per l’opposizione, Janša è responsabile di una inefficiente lotta alla pandemia e di aver sfruttato il contagio per mettere in pratica i suoi propositi autoritari nonché per realizzare i suoi interessi di partito. Il giudizio del centrosinistra è senza appello: la strada tracciata da Janša è quella che va verso una “seconda repubblica”, guidata da un “condottiero” con un partito a suo servizio, dove non c’è più divisone tra potere esecutivo, legislativo e giudiziario e dove vengono messe in discussione la libertà di stampa, i diritti dell’uomo e lo stato di diritto.
Stefano Lusa