L'associazione slovena LEGEBITRA, tradizionalmente in prima linea per promuovere i diritti umani, in particolare delle minoranze di genere, ha organizzato una conferenza internazionale incentrata su bullismo e inclusione sociale nelle scuole. Una parte consistente del programma è stata dedicata allo scambio di buone prassi. E' intervenuta anche Alice Onor, membro del Direttivo di Arcigay Arcobaleno Trieste Gorizia ONLUS, che ha accettato di rispondere ad alcune domande.

In cosa consiste il progetto "A scuola per conoscerci"?

Si tratta di un progetto promosso da 3 associazioni locali del Friuli Venezia Giulia quali Arcigay Arcobaleno Trieste Gorizia Onlus, Lune Alfi e Arcigay Friuli. Il progetto cerca di combattere il bullismo nelle scuole, in particolare alle medie e nelle superiori. Si struttura su due incontri. Nel primo, uno psicologo parla di bullismo, di identità di genere, di omofobia, di orientamento sessuale e varie tematiche simili, facendo anche chiarezza sul significato di alcuni termini. Nel secondo incontro, assieme a uno psicologo, ci sono i volontari delle nostre associazioni che rispondono alle domande degli studenti, che sono solitamente le più disparate: da "come si fa coming out" fino a "cosa ti piace fare nel tempo libero" ... insomma qualsiasi cosa. Il progetto si basa sulla teoria del contatto, ovvero conoscendo un membro di un gruppo marginalizzato si smontano gli stereotipi che le persone hanno. Si tratta di un'interazione tra una comunità, una minoranza, e i ragazzi che, conoscendo queste persone, si rimuovono i pregiudizi.

Cosa si può dire della collaborazione con le scuole?

Normalmente si entra in contatto attraverso membro della Facoltà che propone il progetto al dirigente scolastico. Dopodiché, se ovviamente Consiglio d'istituto è d'accordo, il progetto si inserisce nelle attività curricolari, quindi durante l'orario di lezione. Di seguito si ci si mette d'accordo per andare nelle scuole, prima con lo psicologo e poi anche con i volontari.

Quanto è importante la cooperazione internazionale per promuovere i diritti umani per le minoranze di genere?

E' molto importante. Innanzitutto per confrontare i dati e vedere a che punto siamo. Inoltre, serve per esportare e importare buone pratiche, per confrontarsi sui metodi usati dagli altri in modo da poter capire dove e come si può migliorare. Il fine ultimo è fare informazione, quindi vogliamo farlo tutti al meglio possibile.

Quanto è importante invece collaborare con altre associazioni e altri attivisti che cercano di promuovere i diritti di altre minoranze e di altri gruppi svantaggiati?

E' molto importante, sia, come dicevo prima, per scambiarsi le buone pratiche, sia perché il punto cetrale del progetto è smontare gli stereotipi al fine di creare una società inclusiva. Quindi, naturalmente, qualsiasi tipo di minoranza che viene discriminata può, attraverso iniziative come la nostra, cercare di smontare questi stereotipi. intersezionalità e cooperazione aiutano a creare una società più inclusiva.

Anche perché esistono alcune persone che soffrono di discriminazioni multiple perché appartengono simultaneamente a più minoranze o a più gruppi svantaggiati, no?

Certamente. Noi cerchiamo sempre di includere tutti e di essere il più inclusivi possibile. Non è che solo perché uno fa parte di una minoranza può essere considerato in modo univoco: le identità sono tante e ci sono mille sfaccettature diverse. Quindi, ovviamente, è giusto riconoscere che una persona non ha una dimensione singola.

Secondo te il futuro sarà migliore?

Da parte mia sono ottimista e, in generale, credo molto nel futuro. Nel senso che credo nell'informazione, nell'educazione delle persone. Credo che l'unico modo per migliorare una società sia proprio quello di educare le persone. Anche io cerco di imparare su centinaia di cose diverse, in questo modo migliorerò. E lo stesso vale per tutti quanti.

Antonio Saccone

Foto: Radio Capodistria /Antonio Saccone
Foto: Radio Capodistria /Antonio Saccone