Foto: Radio Capodistria
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Riaprire subito i valichi confinari minori fra Italia e Slovenia per studenti e lavoratori transfrontalieri e collocare le postazioni per i tamponi nei pressi del confine. Sono due delle richieste contenute in una lettera inviata dai rappresentanti delle minoranze nazionali autoctone al governo sloveno e ai diplomatici sloveni in Italia.
Nel testo Ksenija Dobrila presidente dell'Unione Culturale Economica Slovena, Walter Bandelj, presidente della Confederazione delle Organizzazioni Slovene la senatrice Tatjana Rojc, il deputato Felice Žiža, il presidente della Can Costiera Alberto Scheriani, e Maurizio Tremul e Marin Corva rispettivamente presidente dell'Unione Italiana e della Giunta esecutiva dell'Unione Italiana, ricordano come sin dall’inizio della crisi epidemiologica le organizzazioni delle comunità linguistiche hanno condiviso “le preoccupazioni del governo impegnato a fronteggiare la diffusione dell’epidemia”, ma , aggiungono, misure come “l’inasprimento dei controlli ai valichi confinari non possono prescindere dal prendere in considerazione la specificità del territorio, soprattutto dal punto di vista sociale ed economico: una chiusura ermetica dei confini rischia seriamente di colpire soprattutto la popolazione dell’area transfrontaliera”.
Il testo ricorda come Lubiana abbia sempre dimostrato “particolare attenzione nei confronti dei pendolari giornalieri, lavoratori transfrontalieri, insegnati, studenti e proprietari di immobili, inserendoli nelle eccezioni che possono attraversare il confine”, ma la chiusura dei valichi secondari sta creando “non poche difficoltà a chi attraversa ogni giorno la frontiera”, richiedendo “viaggi più lunghi e molto più tempo, e congestionando le infrastrutture stradali con estenuanti code presso i check-point di frontiera” Tutto questo aggiungono “nonostante nelle ultime settimane sia stato positivo solo l’1 per cento di tutti i tamponi prelevati alla frontiera”: “le nostre richieste di mantenere le esenzioni per le persone che vivono lungo il confine - sottolineano i firmatari - sono quindi sensate e giustificate.
Le organizzazioni chiedono dunque a Lubiana di “riesaminare la proposta in vigore, attivando nuovamente i valichi confinari minori per i pendolari giornalieri in possesso di idonea documentazione giustificativa” ma anche di collocare le postazioni per i tamponi nei pressi dei posti di confine, in modo da consentire anche a chi non ha un tampone valido di fare il test: con le postazioni lontane dal confine “gli studenti, gli alunni e i loro accompagnatori alla riapertura delle scuole non potranno entrare in Slovenia per fare il tampone rapido gratuito”.
“Riteniamo inoltre – concludono - che sia necessario che ai pendolari transfrontalieri sia rilasciato, al momento del test, un attestato in formato bilingue”.
Le ragioni delle organizzazioni sono state portate all’attenzione del Presidente del governo, Janez Janša e del Ministro degli affari interni, Aleš Hojs, ma anche alla Ministra Helena Jaklitsch e al Presidente della Repubblica, Borut Pahor, sottolineando “la necessità di coltivare nel migliore dei modi i rapporti di collaborazione in quest’area, per definizione molto permeabile e sensibile”. “Siamo fortemente convinti – concludono - che l’uscita dalla crisi globale sarà possibile grazie ad un sempre maggiore collaborazione e coinvolgimenti tra gli Stati, a beneficio primario dei cittadini delle aree contermini”.
Per il governo ha risposto il capo di gabinetto del Premier, Peter Šuhel che, ringraziando per la lettera, non ha escluso di rivedere le disposizioni sui confini in futuro con un miglioramento della situazione. Le proposte, ha aggiunto, saranno comunque sottoposte agli esperti e ai ministeri competenti per trovare delle soluzioni.”

Alessandro Martegani