Il presidente dell'Unione italiana, Maurizio Tremul, prende posizione sul processo di regionalizzazione in Slovenia. No alla proposta di un accorpamento del Litorale e della Notranjska, che non recepisce peraltro quanto stabilito dallo Statuto speciale annesso al Memorandum di Londra del 1954. Tremul ritiene più adeguata l'istituzione di una Provincia a statuto speciale comprendente i comuni che interessano il territorio di insediamento storico della Comunita' nazionale italiana; dunque le municipalità costiere di Ancarano, Capodistria, Isola e Pirano. Nel comunicato, diramato ieri sera, il presidente UI sostiene inoltre che i due relativi disegni di legge, ancora in fase di pubblica discussione, non tengano sufficientemente conto dell'attuazione dei diritti della minoranza. Alcuni punti non sono coerenti con quanto previsto dalla normativa sulle municipalità. Ad esempio, nei consigli comunali bilingui viene previsto un minimo di un solo seggio specifico per la CNI, a differenza del 10 per cento dei componenti dei Consigli municipali previsti per le autonomie locali della vigente legislazione. Inoltre, rileva ancora Tremul, la definizione degli altri diritti e l'attuazione del bilinguismo sono demandati agli Statuti delle province.
Mi sembrava estremamente interessante la ripresa del processo di regionalizzazione, speiga Tremul, che è stato portato avanti varie volte in questi anni ma sempre interrotto. Io sono favorevole alla costituzione delle province anche se la Slovenia è un piccolo paese e mi rendo conto della difficoltà di strutturare bene le province. È importante che ci si includa in questo dibattito pubblico. Ce un lavoro che è stato fatto da una Commissione di esperti, un lavoro importante, nonostante io non condivida molte delle proposte che sono emerse. È importante che ci si includa nel dibattito pubblico sul sito web; quella del sentire le istituzioni e i connazionali è la strada giusta. Io ho voluto informare i connazionali e invitarli a partecipare con le proprie idee e proposte. Poi nel pubblico dibattito ci sarà sicuramente l’inserimento delle prese di posizione da parte delle istituzioni. Nella fase iniziale ce stata una posizione molto chiara che è stata assunta dai due deputati della Comunità nazionale italiana e ungherese al parlamento sloveno, Žiža e Ferenc che hanno fatto presente la necessità di inserire in maniera adeguata le specificità delle due Comunità nazionali. Purtroppo, gli estensori di questi due disegni di legge non ne hanno in effetti tenuto conto perché la legge definisce poco e male la posizione delle Comunità nazionali, mi riferisco al ruolo, status, partecipazione, numero di consiglieri nel Consiglio provinciale e così via. Quindi è bene che ci sia un’azione coordinata da parte di tutte le istituzioni su un punto che reputo fondamentale che è quello delle province. Io mi sento di dire che è necessario tenere conto del punto sette dello statuto speciale annesso al memorandum di Londra del 54 che prevede che non ci devano essere modifiche nell’assetto amministrativo dell’area che danneggino la componente etnica italiana. Una provincia che ci vede uniti con dei territori che poco hanno a che fare con la nostra storia, cultura e la presenza italiana rischierebbe di annacquarci e danneggiarci nei nostri diritti. Giusto sarebbe che venisse costituita una provincia, si spera autonoma, che raggruppi i quattro comuni dell’Istria slovena, quindi Ancarano, Capodistria, Isola e Pirano che abbiano una loro entità particolare.

Insomma valuta negativamente i due disegni di legge, perche?
Ma innanzitutto perché ci annacquano in un territorio molto più ampio in cui non ce alcuna presenza storica della Comunità italiana. Poi perché a seconda del numero dei soci che noi possiamo individuare, siamo tra l’uno e 63 e il due per cento della popolazione su 168 mila abitanti che potrebbe avere questa provincia. Il fatto che la sede del Consiglio dei Comuni sarebbe fuori dal territorio nazionalmente misto creerebbe una grossa discussione sui nostri diritti, sulla possibilita’ di avere la documentazione bilingue, di poter parlare in italiano nei Consigli provinciali e poi non è previsto come negli attuali Comuni in cui il dieci per cento dei membri del Consiglio municipale sono eletti direttamente su una lista particolare e in questo caso è previsto che ve ne sia almeno uno. Se la legge stabilisce uno, io reputo difficile che poi in fase di redazione dello statuto si arrivi ad averne di più. Ma è tutto il rapporto tra le Can, soprattutto tra la Can Costiera e la Provincia e il rapporto tra la Can e i seggi specifici che vanno definiti. Rimandare tutto allo statuto di una Provincia così ampia rischierebbe di creare problemi seri di definizione e individuazione dei nostri diritti. Reputo che il discorso sia giustamente avviato, però ce molto lavoro da fare per fare in modo che si individuino quelle soluzioni amministrative e giuridiche che consentano di valorizzare al meglio i diritti della Comunità Nazionale italiana nella futura provincia che si andrà a costituire.

Come dovrà reagire la Cni?
Io credo che ci debba essere una presa di posizione delle istituzioni, molto positiva per il momento quella presa dagli onorevoli Žiža e Ferenc. Dovranno poi esprimersi anche le Can, la Can costiera, l’Unione italiana le Comunità. Nel momento in cui è aperto un pubblico dibattito a cui tutti i cittadini possono partecipare fino al 30 di ottobre, la mia opinione è che più connazionali partecipano anche direttamente su quel sito penso che potrebbe essere segno di una partecipazione delle persone. Quindi non lasciamo solo le istituzioni. C'e' un’idea molto positiva di chi ha voluto scrivere questi due disegni di legge di aprire un dibattito pubblico. Inseriamoci. Tutti insieme e facciamo presenti le nostre posizioni, io farò anche io come Ui e come persona fisica. Più persone partecipano e più chiaro è il segnale che arriverà a chi ha proposto questo disegno di legge. Quindi è una questione di partecipazione, un metodo di essere partecipe alla definizione del nostro futuro. Non deleghiamo soltanto ma partecipiamo attivamente.

Da una prima lettura, i due deputati al seggio specifico, Felice Žiža per la Comunità nazionale italiana e Ferench Horvath per quella ungherese hanno rilevato che i disegni di legge non tengono sufficientemente conto dell’attuazione dei diritti, dello status e della posizione delle Comunità Nazionali Autoctone Italiana e Ungherese. La proposta di legge prevede infatti un minimo di un solo seggio specifico per Comunità, a differenza del 10% dei componenti dei Consigli municipali previsti per le autonomie locali dalla vigente legislazione, mentre la definizione degli altri diritti e l’attuazione del bilinguismo sono demandati agli Statuti delle province.

Dionizij Botter

Foto: Radio Capodistria
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