Non ci sono solo i campioni, le attività d'élite da riprendere, annullare o rinviare e i club professionistici, sospesi tra incassi incerti, per esempio gli sponsor, biglietteria e diritti televisivi, e il pagamento dei dipendenti, degli atleti e degli altri fornitori di servizi. La filiera dell'industria sportiva occupa oltre 15 milioni di persone in Europa: la stragrande maggioranza non guadagna cifre milionarie.

In difficoltà non ci sono solo tante professioni collegate alle competizioni principali, ma anche tanti club attivi nello sport sport di base. Nella maggioranza dei casi, gli abbonamenti degli utenti sono stati congelati. I proprietari di infrastrutture sono pochi, gli enti pubblici per ora non sembrano aspettarsi le quote per gli affitti, dalle banche ci si aspetta flessibilità, ma chi affitta dai privati comunque deve corrispondere regolarmente i canoni.

Per chi propone attività stagionali e indoor, al di là del fatto che molte infrastrutture non hanno l'aria condizionata, in estate tradizionalmente non si lavora, percui se tutto va bene si ricomincerà a Settembre. In ogni caso, gli allenatori e gli istruttori e le altre professioni che non lavorano non incassano: molti non incasseranno perché ci si aspetta una contrazione della domanda e una crisi di settori attigui. Per le attività estive outdoor bisogna capire se e quando si potrà ricominciare.

Secondo il Comitato Olimpico Sloveno, a oggi, le perdite delle organizzazioni sportive nel paese sono di oltre 25 milioni di Euro, con oltre 800 posti di lavoro a tempo pieno a rischio. In Italia la FIGC propone invece un fondo "salva calcio", finanziato dall'1% delle scommesse sportive in virtù del diritto d'autore, riconosciuto anche dall'Unione Europea (in maniera analoga a quanto accade in altre nazioni e in altre discipline). Serve soprattutto per tutelare il mondo dilettantistico, dove il 30% dei club sarebbe a rischio.

Antonio Saccone

Foto: EPA
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