Foto: EPA
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La sentenza dell'organo di governo del calcio mondiale del giugno scorso, quindi, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, che consentiva appunto ai giocatori stranieri di sospendere i loro contratti, secondo il direttore generale del club ucraino, Sergei Palkin, hanno portato a una perdita di introiti per le cessioni dei giocatori e a una diminuzione del reddito base del club di circa 40 milioni di euro. Palkin ha ricordato poi il tenore dell'altra circolare della Fifa, che a luglio, ha riconosciuto che i club ucraini potrebbero dover affrontare un gran numero di esodi, ma ha ritenuto che questa fosse una conseguenza inevitabile della situazione in Ucraina, promettendo di garantire che gli interessi dei club ucraini sarebbero stati protetti. Lo Shakhtar Donetsk negli anni recenti ha segnato una presenza frequente in Champions League. Presenza garantita in virtu' di oculate operazioni sul calciomercato estero, soprattutto quello brasiliano. E proprio l'ampia presenza di calciatori di nazionalità estera, ben 14 elementi della rosa, si è rivelata una fonte di danno dopo il cambio dei regolamenti Fifa. Infatti, il massiccio esodo di giocatori ha determinato un impoverimento del patrimonio tecnico e fatto scemare il valore economico del club. Inoltre, la possibilità garantita ai calciatori di raggiungere lo svincolo ha impedito alla società di negoziarne la cessione. A seguito del blocco delle attività e dei successivi stenti nella disputa del torneo nazionale ucraino lo Shakhtar si è ritrovato impossibilitato anche di onorare alcune rate per il pagamento dei diritti economici di calciatori acquisiti negli anni passati. Pertanto, il club ha deciso di rivolgersi al Tas per rivendicare un danno da 40 milioni di euro.

Corrado Cimador