La partita odierna, al King Saud University Stadium di Riad, è un confronto che dice poco o niente sul piano del prestigio, ovvero non è il massimo dei trofei a cui una squadra aspira. Inoltre, con il campionato nazionale in pieno corso e le competizioni continentali per club che si affacciano alla fase ad eliminazione diretta, diremo che è proprio l'ultimo dei trofei a cui, anche solo, pensare. E infatti è una delle creazioni del calcio business, mutuata da altri paesi e altri campionati. Nella forma attuale siamo più vicini alla "vetrina di un negozio di lusso" che a un reale trofeo. Per come è concepito, per come è organizzato; questa che sarà la seconda delle 3 edizioni previste nel contratto, da disputare nell'arco di un quinquennio partendo dal 2018, garantirà a ciascuna delle protagoniste 3,5 milioni di euro. Va da sé che per giocarla in Patria, nel bel Paese, nessuno avrebbe sganciato una tale somma e pazienza dunque se la si sottrae ai legittimi tifosi, che comunque non ci piangeranno sopra più di tanto. Non ci si scandalizzerà inoltre se ogni singolo giocatore di Juventus e Lazio oggi sulla casacca avrà scritto il proprio nome in testo arabo, come non ci si scandalizza della povera Hatice Cengiz, compagna di Jamal Khashoggi, che nella recente visita in Italia ha dato voce alla sua battaglia nella ricerca di verità e giustizia nel caso del giornalista ucciso il 2 ottobre 2018 a Istanbul all'interno del consolato saudita.
Come non ci si scandalizza per la situazione dei diritti umani in Arabia Saudita, lontanissima dagli standard occidentali. Dove le donne solo recentemente hanno ottenuto il permesso di guidare l’automobile o fare jogging e dove ancora senza il permesso di un maschio della famiglia le donne non possono viaggiare, non possono contrarre matrimonio, non possono divorziare, non possono nemmeno uscire di prigione e molto, molto altro ancora.

Corrado Cimador

Foto: Reuters
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