Cimitero di Pirano Foto: Radio Koper
Cimitero di Pirano Foto: Radio Koper

La tutela dei cimiteri è stata da tempo una nostra ossessione. Nelle tombe dei nostri antenati è custodito un immenso patrimonio genetico che può fornire le risposte a molti dubbi. Proprio lì possiamo trovare la nostra autoctonia e con essa i criteri per fornire al Ministero dell’Interno ulteriori nomi da aggiungere al suo schedario degli appartenenti alla comunità italofona autoctona della Slovenia.

La strada da percorrere non è semplice e richiede l’aiuto della scienza. Si tratterebbe di mappare esattamente il patrimonio ereditario di capodistriani, isolani e piranesi. Il raffinato procedimento, che tramuterebbe in un battibaleno l’ospedale di Isola in un centro all’avanguardia per le ricerche genetiche, offrirebbe grandi possibilità di impiego ed eviterebbe inutili confusioni.

L’elaborazione di un vero e proprio passaporto genetico consentirebbe di distinguere esattamente gli aventi diritto al voto minoritario e di escludere gli intrusi. Nello specifico non si tratterebbe soltanto di accertare una generalizzata autoctonia relativa a Capodistria, Isola e Pirano, ma anche di definire con esattezza la micro-appartenenza territoriale. Il possessore di un patrimonio genetico prevalentemente isolano, ad esempio, in caso di trasferimento a Pirano o a Capodistria, potrebbe, al limite, conservare il diritto di voto per il seggio specifico al parlamento, ma dovrebbe essere escluso (in quanto non autoctono) dalle elezioni per il rinnovo delle CAN e per i seggi specifici al comune. Per preservare il grande dono dell’autoctonia, le CAN, insieme al legislatore, dovrebbero anche studiare norme specifiche per tutelare il patrimonio genetico indigeno, incentivando adeguate politiche matrimoniali visto che “questa antica purezza di sangue” deve essere considerata “il più grande titolo di nobiltà” della comunità italofona in Slovenia.

In attesa che la scienza fornisca le adeguate risposte è chiaro che le CAN debbono correre ai ripari e trovare almeno delle soluzioni provvisorie. Ha ragione quindi Isola a chiedere di trovare presto criteri unificati per la schedatura degli italofoni autoctoni. Il primo passo potrebbe essere, come è stato detto da alcuni, ammettere solo i nati in Slovenia. Evidentemente questo provvedimento per non risultare discriminatorio dovrebbe portare anche alla cancellazione dagli elenchi già esistenti di tutti i non nati nel capodistriano. Questa misura però non sembra fornire garanzie sufficienti. Per tutelare gli indigeni sarebbe necessario iscrivere soltanto coloro che possono dimostrare di essere radicati, in linea materna, sul territorio almeno da tre generazioni. Ovviamente il criterio dovrebbe essere applicato anche a chi è già iscritto. La pulizia degli elenchi elettorali dovrebbe essere uno dei compiti prioritari di una apposita Commissione per l’autoctonia che dovrebbe essere costituita immediatamente. Ciò eviterebbe di assistere a scene come quelle che si sono viste alle scorse elezioni politiche in Slovenia, dove a contendersi il seggio specifico destinato alla comunità italofona sono stati tre discendenti di migranti economici e politici.

A questo punto la comunità italofona autoctona di Slovenia sarà salva. Non ci saranno più intrusi. Le regole saranno certe. Chi avrà fatto nascere i propri figli fuori dalla Slovenia o chi avrà scelto una moglie non autoctona sarà consapevole che i suoi figli saranno altro. I 1-200 italofoni di Slovenia potranno coltivare pacificamente le loro tradizioni e spartirsi in piena autonomia i soldi per le loro attività culturali. A Lubiana saranno certamente soddisfatti perché lo spirito della sentenza della Corte Costituzionale e della Legge sugli elenchi elettorali sarà pienamente rispettato.