Foto: Radio Capodistria/Dionizij Botter
Foto: Radio Capodistria/Dionizij Botter

Il caso Sveta Lucija è eloquente. Il messaggio che arriva da Casa Tartini è chiarissimo: “noi siamo i custodi del patrimonio culturale di questo territorio e il nome sia in italiano sia in sloveno non può che essere Santa Lucia”. Il cruccio della squadra, che in questi ultimi anni guida la comunità, sembra essere principalmente quello di voler giocare una parte importante nella gestione della cosa pubblica, di farsi accettare dalla maggioranza e di apparire un partner serio e credibile. Quello che non hanno capito è che nonostante le belle parole che si sentono dire dagli esponenti del mondo politico culturale e sociale della nostra regione è che nessuno è disposto realmente a concedergli questo ruolo. Koper, Izola e Piran oggi di italiano hanno ben poco da condividere con i leoni di San Marco che ornano i più bei palazzi cittadini. Tra il 1945 ed il 1954 c’è stata una vera e propria rottura con il passato, che ha trasformato la comunità italiana in una scomoda ed ininfluente reliquia. A dimostrarlo le scomposte reazioni, tratteggiate da richiami nazionalistici, che evocano i vecchi schemi dell’antifascismo di frontiera, che hanno accompagnato la proposta di ripristinare Santa Lucia. A Casa Tartini, però, dopo aver passato anni a credere di essere partner rispettati e considerati, pare che non potessero immaginare che le cose sarebbero andate così, nonostante fosse del tutto prevedibile che il dibattito avrebbe preso questa piega.

Qualcosa comunque vanno meglio rispetto a qualche decennio fa. Agli inizi degli anni Novanta, quando il tema Santa Lucia venne discusso a Pirano in varie sedi, si fece chiaramente intendere che non c’era nessuna disponibilità a modificare anche solo il nome in italiano. Ora, anche a livello comunale, nessuno sembra contestare alla comunità italiana il diritto di scegliersi i propri toponimi. Per il ritorno di Santa Lucia da più parti promettono che non ci dovrebbero essere più ostacoli, i tempi potrebbero essere brevissimi ed un referendum, che rischierebbe di far votare i cittadini pro o contro la comunità italiana, potrebbe non essere necessario. Se qualcuno un giorno proporrà di far tornare il santo anche nella versione slovena del nome non sarà centro la comunità italiana ad opporsi, ma ostinarsi a chiedere Sveta Lucija, in nome di una continuità storica che non esiste più, non è altro che il miglior modo per non ottenere mai Santa Lucia.

Stefano Lusa