Foto: Radio Capodistria/Barbara Costamagna
Foto: Radio Capodistria/Barbara Costamagna

Livio Chicco da Camberra, in Australia, ha aperto la serata, raccontando il senso di perdita, che nonostante il tanto tempo passato e i pochi anni che aveva all’epoca, lui sente ancora oggi pensando a quando con la sua famiglia lasciò Isola. Un Giorno quello del Ricordo che deve servire a trasmettere alle giovani generazioni i valori della dignità, della libertà e del rispetto dell’altro per evitare che episodi dello stesso tipo avvengano ancora, ha concluso l'esule isolano.

A guidare la serata Amina Dudine, che ha ideato questo appuntamento insieme alla sezione Storia Patria della Comunità degli italiani "Dante Alighieri" e al gruppo canoro "Rondini in-canto", per ripercorrere le drammatiche vicende dell’esodo sia dal punto di vista degli isolani che se ne sono andati sia di quelli che sono rimasti. Un racconto che si è snodato tra memorie, immagini e canti; tra lo spettacolo teatrale e il documentario che per molti dei presenti ha rappresentato quasi una catarsi avvenuta grazie alla condivisione dei ricordi di quei giorni e della sofferenza che dilaniò le famiglie divise dal confine se non addirittura dall’Oceano.

Tra un quadro e l’altro il pubblico è stato coinvolto attraverso le testimonianze di alcuni esuli che sono intervenuti on-line e gli interventi del pubblico. Un popolo unito “nella sciagura e nella fuga” in una diaspora che non ha spezzato i legami con la propria terra. Un dramma per chi se n'è andato, che in alcuni casi ha dovuto sopravvivere nei campi profughi; ma anche per coloro che non se la sono sentiti di lasciare le proprie case. "Jera grave" per tutti ha detto con semplicità una signora del pubblico, che ha raccontato il disagio dei parenti profughi a Trieste ma anche di chi come lei si è trovato straniero a casa propria.

“Importante ricordare questo giorno anche qui”, ha affermato in conclusione il presidente della Can isolana Marko Gregorič, che ha ricordato come fino a pochi anni fa i temi delle foibe e dell’esodo erano un tabù sia in Slovenia sia in Italia. “Ad Isola siamo stati tra i primi a parlarne” ha affermato Gregorič; che ha invitato tutti, esuli e rimasti, ad avere pazienza perché “la verità” e “la giustizia” troveranno sicuramente la loro strada.

Barbara Costamagna