Foto: Radio Capodistria
Foto: Radio Capodistria

Un’assemblea come non si è mai vista, quella della Comunità degli Italiani “Santorio Santorio” di Capodistria, in quanto il dibattito è partito dalle varie. Un’anomalia dovuta al fatto che lo scorso 30 marzo la riunione dei soci indetta dopo più di un decennio, essendosi prolungata troppo, era stata chiusa con la promessa di affrontare le varie rimaste ancora inevase in una seconda riunione. Il presidente della Comunità Mario Steffè ha detto che avrebbe voluto riunire l’assemblea nel mese di marzo di quest'anno e di essere “rimasto meravigliato della richiesta di questa convocazione anomala”, frutto dell’utilizzo di “uno strumento nato per dare la possibilità al socio di intervenire in caso di extrema ratio”.

Si tratterebbe per il presidente dell’ennesima dimostrazione del clima di scontro che si respirerebbe ormai da qualche tempo nella Comunità, alimentato da quella che lui ha definito "l’opposizione”, che rischia di far deflagrare le cose. Un’accusa rimandata al mittente dalla portatrice della raccolta firme Ondina Gregorich Diabaté che ha detto di “non considerarsi opposizione, ma solo una socia della Comunità”, che si è fatta portatrice di una richiesta scaturita da un gruppo di membri insoddisfatti del modus operandi, i quali secondo Clio Diabaté hanno solo esercitato un loro diritto.

Anche in questa occasione sono tornati i soliti temi (la mancanza di spazi nei quali i soci possono svolgere attività ricreative, la revisione di alcuni articoli dello statuto, l’introduzione del pagamento della quota associativa, la mancata applicazione del bilinguismo, la gestione del bar che ha chiuso da poco, l’assenza dei giovani ecc.). Molti gli interventi (alcuni fuori tema), che hanno fatto sì che anche questa sera la riunione si sia protratta nel tempo, in un dialogo, a tratti prolisso, tra i soci e il presidente, circondato dai consiglieri silenti.

Dopo due ore, la prima riunione era ancora in corso e sono iniziate le prime defezioni. Si è deciso perciò di passare alla seconda riunione. Il presidente della CI e quello della locale CAN, Roberta Vincoletto, hanno quindi relazionato sull’incontro che si è tenuto il 25 luglio del 2023 tra le due istituzioni, nel quale è stato affrontato il tema della gestione e l’usufrutto di palazzo Gravisi-Buttorai. Annunciati investimenti per il restauro dell’immobile, la cui gestione secondo Steffè resterà efficiente visto il rapporto costruttivo con la locale Comunità Autogestita della Nazionalità. L'Assemblea, senza alcun particolare dibattito, ha approvato che si proceda nel restauro degli ambienti che si trovano al piano terra del palazzo, che necessitano di un rinnovamento.

Idee meno uniformi sulle modalità con le quali riprendere a pubblicare il periodico culturale-informativo "La Città", sospeso da anni. Steffè ha proposto, anche in questo caso, di portare avanti questa attività in collaborazione con la CAN, condividendo magari lo stesso foglio informativo. Clio Diabaté ha detto che secondo lei le due pubblicazioni devono restare autonome, visto che si rivolgono a un bacino di utenti in parte diverso. Secondo Steffè una pubblicazione come la vecchia "Città" costerebbe circa 40 mila euro per due numeri annuali, dato che ora bisogna retribuire tutti i collaboratori. L'assemblea ha votato, comunque, a favore della ripresa della pubblicazione del giornalino, anche se resta da trovare la forma e la modalità.

Barbara Costamagna