La Suedtiroler Volkspartei (Svp) rimane il primo partito in Alto Adige, con un robusto 34,5 per cento, ma paradossalmente si tratta del peggior risultato di sempre per il partito che rappresenta la maggioranza tedesca in Alto Adige, e che dal 1948 non era mai sceso sotto il 40 per cento: perde più di sette punti rispetto a cinque anni fa.
Quello dell’SVP non è però l’unico risultato a sorpresa uscito dalle urne in Alto Adige: la Suedtiroler Freiheit, il movimento secessionista che chiede la separazione dell'Alto Adige dall'Italia e l’annessione all’Austria, ha ottenuto il 10,9 per cento raddoppiando il risultato di cinque anni fa. Buon risultato per il Jwa - Wirth Anderlan, lista anti-migranti e no vax, ha ottenuto quasi il sei per cento.
Il secondo partito, con l'11,1 per cento, è però il Team K, movimento fondato dall’ex esponete dei 5 Stelle Paul Köllensperger, in flessione, ma diventato comunque una forza importante per gli equilibri nel futuro consiglio provinciale. I Verdi hanno ottenuto il 9 per cento.
Le altre forze con un radicamento nazionale sono molto, più lontane: Fratelli d'Italia diventa il primo partito nazionale della provincia con il 6 per cento, il primo in assoluto a Bolzano con il 19,9; 3,5 per il Partito democratico, e crollo per la Lega, che dimezza i voti con il 3 per cento; sotto l’uno per cento Movimento 5 Stelle e Forza Italia, che non entrano in consiglio provinciale.
Uno scenario che attribuisce comunque il compito di guidare la nuova giunta al Suedtiroler Volkspartei, e al presidente uscente Arno Kompatscher, che però potrà contare solo su 13 seggi, (nonostante l’SVP non fosse mai sceso sotto i 19 dalla sua fondazione), costringendo ad accordi per formare la nuova giunta, trovando sostegno in un consiglio molto frammentato a causa dell’ingresso di molti movimenti locali con pochi seggi.
"In consiglio provinciale avremo dodici partiti, - ha detto il segretario del SVP Philipp Achammer -: un numero impressionante. Siamo il partito più forte con 13 consiglieri, ma garantire la stabilità sarà molto difficile. Formare una giunta sarà molto difficile. I cittadini evidentemente non hanno avvertito il pericolo di perdita di stabilità politica, ma l'esito elettorale va sempre accettato".
Si va verso la conferma piena invece in Trentino, dove il Presidente uscente di centro destra, Maurizio Fugatti, si avvia alla conferma, con un distacco di più di 10 punti dal candidato di centro sinistra Francesco Valduga, un consenso che supera il 50 per cento dei voti e un numero di seggi che garantiscono la governabilità. Guardando alle liste il primo partito in Trentino è però il Pd con quasi il 16 per cento, seguito dalla Lega con poco meno del 13, e da Fratelli d’Italia con il 12 per cento.

Alessandro Martegani