Giorgia Meloni (Foto: Reuters)
Giorgia Meloni (Foto: Reuters)

Sono metodi da regime e vanno individuati i mandanti per fare "molta chiarezza". Non ha esitazioni la premier Giorgia Meloni nell’affrontare il tema politico del momento, la scoperta di una serie di accessi alle banche dati della Procura nazionale antimafia per curiosare negli affari e nei conti di politici e vip del mondo dello spettacolo e dello sport.
Autore degli accessi non autorizzati né giustificati da indagini collegate, su cui sta indagando la Procura di Perugia, è un tenente della Guardia di Finanza, Pasquale Striano, che si sarebbe collegato almeno ottocento volte in due anni, tra il 2021 e il 2022. I magistrati sospettano che il militare, che rivendica la correttezza del suo comportamento, abbia avuto un mandante, al momento ignoto.
Nella lista dei controllati ci sono molti esponenti di centro destra, come i ministri Crosetto, Lollobrigida, Calderone, Pichetto Fratin, Urso, Salvini e Valditara, altri membri del governo, il presidente del Senato Larussa, ma anche altri politici come Matteo Renzi, o personalità del mondo dello sport come Andrea Agnelli, Cristiano Ronaldo, o il presidente della Figc Gabriele Gravina. Una serie di controlli apparentemente non collegati ad alcuna indagine specifica, su persone che non avevano nulla a che fare con ipotesi di reato.
L’ufficiale delle Fiamme Gialle è indagato per accesso abusivo a sistemi informatici, falso e abuso d'ufficio, e per gli stessi reati è indagato anche Antonio Laudati, sostituto procuratore antimafia, che in alcune occasioni avrebbe agito con Striano. L’ufficiale avrebbe poi fornito informazioni a giornalisti e altri investigatori. La procura di Perugia ha anche indagato tre giornalisti, che avevano diffuso le notizie.
Al di là dell’inchiesta giudiziaria, il caso è soprattutto politico: nel centro destra non si esita a parlare di “metodo da regime” e si chiede chiarezza sui mandanti.
Il procuratore di Perugia Raffaele Cantone, titolare dell’inchiesta, e Giovanni Melillo, procuratore nazionale Antimafia saranno ascoltati domani dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, ma intanto la Premier ha già definito “gravissimo che in Italia ci siano dei funzionari dello Stato che hanno passato il loro tempo a violare la legge facendo verifiche su cittadini, comuni e non, a loro piacimento per poi passare queste informazioni alla stampa, ed in particolare ad alcuni esponenti della stampa". Il riferimento è al “Domani”, giornale che fa capo al gruppo De Benedetti, che ha utilizzato le informazioni ricavate dagli accessi per delle inchieste e che ha visto anche indagati tre cronisti.
Dall’altra parte è intervenuta la segretaria del Pd Elly Schlein che, ha definito “di una gravità inaudita” la "schedatura illegittima di centinaia di persone”, mentre Sandro Ruotolo, responsabile informazione del Partito democratico, ha espresso “solidarietà ai giornalisti finiti nell'inchiesta”: “Hanno pubblicato notizie vere – ha detto - e quindi hanno fatto solo il loro dovere di informare l'opinione pubblica”.
La vicenda fra l’altro rischia di avere dei risvolti in vari ambiti: le informazioni fornite dai due indagati avrebbero generato l’inchiesta giornalistica nei confronti del presidente della Figc Gabriele Gravina sulla vendita della Salernitana da parte del presidente della Lazio, e parlamentare di Forza Italia, Claudio Lotito, all’imprenditore Iervolino.

Alessandro Martegani