Foto: Reuters
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"L'operazione militare a Rafah non può procedere senza un piano credibile ed eseguibile per garantire la sicurezza e il sostegno ai civili", ha sottolineato Joe Biden nel corso di un colloquio telefonico con Benjamin Netanyahu. I due leader hanno parlato anche delle trattative per il rilascio degli ostaggi ancora in mano a Hamas. Il capo dello Stato americano ha poi ribadito il suo impegno a lavorare "instancabilmente" per ottenere il rilascio di tutti gli ostaggi il prima possibile.
Successivamente, su X, Netanyahu ha respinto "i diktat internazionali" sul riconoscimento di uno Stato palestinese. Secondo il premier, "tale riconoscimento all’indomani degli attacchi del 7 ottobre rappresenterebbe un premio enorme per il terrorismo e impedirebbe qualsiasi futuro accordo di pace". Un'intesa del genere, ha detto ancora Netanyahu, potrebbe essere "raggiunta solo attraverso negoziati diretti tra le parti, senza precondizioni".
Anche Mosca ha espresso preoccupazione per la situazione attorno a Rafah e rimane in contatto con sia con Israele che con Hamas.
L'Egitto intanto sta costruendo un muro di 8 miglia nel deserto del Sinai, al confine con Gaza. Le autorità del Cairo negano tuttavia la costruzione della struttura, temono però che un'avanzata militare israeliana del sud della Striscia potrebbe scatenare un'ondata di rifugiati e cercano di limitarne il numero al di sotto delle capacità della zona, quindi a circa 60 mila persone. Sono settimane ormai che l'Egitto cerca di rafforzare la sicurezza lungo la frontiera per tenere lontani i palestinesi.
Intanto centinaia di lavoratori palestinesi, provenienti dalla Cisgiordania, stanno lavorando in Israele per contribuire a costruire una nuova barriera lungo il confine con Gaza, nonostante il Gabinetto di sicurezza di Tel Aviv gli abbia vietato di farlo.