Un momento della conferenza stampa del comitato di controllo sul progetto della seconda tratta ferroviaria Divaccia-Capodistria. Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria
Un momento della conferenza stampa del comitato di controllo sul progetto della seconda tratta ferroviaria Divaccia-Capodistria. Foto: Valerio Fabbri/Radio Capodistria

Su una scala da 1 a 10 i lavori procedono in modo spedito e ballano di mezzo punto intorno alla sufficienza, a seconda delle prospettive. I margini per migliorare sono molti, si tratta di punti interrogativi più che di zone grigie dove il governo, le strutture ministeriali e la stessa società di gestione del progetto 2TDK potrebbero intervenire. La posizione dei membri del comitato di progetto per il controllo da parte della società civile sull'esecuzione della seconda linea ferroviaria tra Divaccia e Capodistria è sostanzialmente positiva. Dall'ultima relazione del febbraio 2023, i lavori procedono in modo spedito, e grazie a un controllo molto oculato dei costi e a una maggiore attività di coordinamento non si registrano curiosità. Però è proprio in questa rapidità di esecuzione che, secondo i relatori, si nascondo le insidie. Se la data di consegna del 2026 dovrebbe essere rispettata, qualche perplessità sorge per le autorizzazioni relative la messa in esercizio dell'infrastruttura. Inoltre, il fatto che si stiano recuperando ritardi accumulati nel tempo - dall'avvio del progetto sono cambiati 4 consigli di amministrazione, ha fatto notare il consigliere Emil Milan Pintar responsabile per la supervisione delle operazioni - significa anche che qualcosa è stato fatto in modo sbagliato prima. Al netto di condizionamenti e shock esterni, dalla pandemia alle strozzature per i rifornimenti di materiali ed energia, secondo il consiglio di sorveglianza un faro dovrebbe essere acceso sulle condizioni di lavoro degli operai, così come sulle gare di approvvigionamento, dove si registra quello che hanno definito un "cartello" con la concorrenza al ribasso. Senza dimenticare le implicazioni per l'ambiente, la salute e soprattutto la vivibilità per i villaggi e gli insediamenti dell'area, anche se secondo loro rappresenta un segnale incoraggiante la prospettiva del 2030 per il completamento della cosiddetta "strada sinistra", che dovrebbe alleggerire e facilitare il transito.

Valerio Fabbri