Foto: Žiga Živulović jr./BoBo
Foto: Žiga Živulović jr./BoBo

A fine marzo i premier di Spagna, Slovenia, Irlanda e Malta avevano adottato, a margine del vertice Ue, una dichiarazione congiunta nella quale esprimevano la volontà di riconoscere la Palestina come Stato sovrano non appena le circostanze lo avrebbero permesso. La terza visita di Sanchez a Lubiana, come ha tenuto a precisare durante la conferenza stampa, rientra nell'attivismo di Madrid per riconoscere lo Stato di Palestina entro l'estate, almeno secondo gli auspici. Golob si è affrettato a dire che non ci sono scadenze chiare, quasi a mordere il freno di un riconoscimento che, comunquela si veda, richiede un ampio consenso a livello europeo nel rispetto di delicati equilibri internazionali. La preoccupazione del premier sloveno, infatti, non è tanto per il voto alla Camera di Stato, che non dovrebbe riservare alcuna sorpresa. Piuttosto, Golob è consapevole della necessità di trovare i tempi giusti che, almeno per il momento, non sono ancora all'orizzonte. Per questo i due capi di governo hanno descritto il perimetro, spiegando che l'alternativa al riconoscimento è l'escalation della tensione che potrebbe far esplodere una bomba sociale. Sanchez, infatti, ha ribadito che le 34 mila vittime civili sono solo una parte della tragedia, cui bisogna aggiungere oltre 76 mila feriti e due milioni di abitanti intrappolati nella Striscia di Gaza, dove la crisi umanitaria si aggrava ogni ora che passa.
Dal 1988, la Palestina è stata riconosciuta da 140 sui 193 paesi membri delle Nazioni Unite, dove ha lo status di osservatore. La Spagna già nel 2014 aveva adottato una risoluzione per il riconoscimento della Palestina, congelando però il processo in attesa di raggiungere un ampio consenso europeo.

Valerio Fabbri