Eva Kaili (Foto: EPA)
Eva Kaili (Foto: EPA)

In attesa della prima udienza di Eva Kaili, l’ex vicepresidente del parlamento europeo arrestata accanto ad altri ex europarlamentari per corruzione, il Qatargate, l’inchiesta sulle mazzette pagate da Marocco e Qatar per influenzare le decisioni del Parlamento Europeo, continua a scuotere le istituzioni comunitarie.
Oggi Eva Kaili, ancora in stato di arresto nel carcere di Haren, ha incontrato il proprio avvocato per mettere a punto la

strategia di difesa, ma sembra ormai chiaro che la parlamentare greca voglia collaborare con gli inquirenti per alleggerire la propria posizione, anche se la versione fornita dall’eurodeputata contrasta con la linea dell’avvocato.
Attraverso il suo legale Kaili ha ribadito la totale estraneità con il caso, e ha assicurato di aver saputo delle centinaia di migliaia di euro trovati nella sua casa dopo l’arresto del suo compagno, Francesco Giorgi, e di aver poi solo cercato di restituire i soldi all’ex europarlamentare Pier Antonio Panzeri, ma in precedenza aveva ammesso di aver incaricato il padre di portare via i soldi da casa e di essere a conoscenza di ciò che faceva il compagno.
Lo stesso Panzeri si è però detto pronto a collaborare con i magistrati della procura federale di Bruxelles, ha chiamato in causa l’ex collega socialista Marc Tarabella e l’euro parlamentare del Pd Andrea Cozzolino, che a sua volta ha chiesto di essere ascoltato dai magistrati.
Tutto, lascia pensare che l’inchiesta sia destinata ad allargarsi, e in queste ore le indiscrezioni hanno raggiunto anche l’ex commissario europeo Dimitris Avromopoulos, che avrebbe percepito delle retribuzioni da Fight Impunity, l’organizzazione gestita Panzeri.
Avromopoulos ha contrattaccato, parlando di un complotto per favorire l’italiano Luigi Di Maio nella nomina ad inviato dell’Unione europea nel Golfo, ma la vicenda rischia d’incidere sui rapporti internazionali dell’Unione. L’Alto Rappresentante europeo Josep Borell ha incontrato il ministro degli Esteri di Doha Mohammed bin Abdulrahman Al-Thani, concordando sulla necessità che “le indagini facciano piena chiarezza".

Alessandro Martegani