Il Giorno del Ricordo si avvicina e in Italia si moltiplicano i documentari e le produzioni legate alle Foibe e all’esodo, e in generale all’ultimo periodo della Seconda guerra mondiale e al dopoguerra.
Già la scorsa estate Rai Fiction aveva annunciato una serie di produzioni incentrate sul tema del dopoguerra, e in generale sull’identità italiana, come la mini serie di due puntate dedicata alla vita di Mameli, l’annunciata serie sulla vita di d’Annunzio, quella su Leopardi, fino alla “Rosa dell'Istria”, il film per la tv che racconta la storia di una famiglia della comunità degli italiani dell'Istria durante e dopo la Seconda Guerra Mondiale, della fuga dal paese di origine e della difficoltà d’integrazione in Italia.

Su questo filone c’è anche “La lunga notte: la caduta del Duce”, una miniserie, prodotta da Luca Barbareschi, che racconta le tre settimane precedenti la notte tra il 24 e il 25 luglio 1943, data dell’ultima riunione del Gran Consiglio del Fascismo in cui venne approvato un documento che di fatto sfiduciava Mussolini, dando il via alla fine dello stato fascista. L’idea, per stessa ammissione del produttore, attore, e anche ex deputato di centro destra Luca Barbareschi, è quella di offrire al pubblico “una narrazione pacificante”.
Quest’anno è andata in onda anche la serie “la Storia” dedicata al tema della Shoah e della Resistenza, ma non è bastato a spazzare l’impressione la maggioranza di centro destra, tra mite la Rai (la prossima settima è stato anche annunciato un Presidio del Pd di fronte alla sede romana della Rai per protestare contro “l’occupazione del servizio pubblico”) stia mettendo in fila una serie di fiction e opere che puntano a dare nuova luce, se non a rimettere in discussione, i fatti che precedettero e seguirono la fine della Seconda guerra mondiale, e a intaccare una sorta di supremazia culturale più o meno rivendicata dalla sinistra in Italia, in particolare sul periodo del dopoguerra.
“Non Credo – dice Pierluigi Sabatti, giornalista e presidente del Circolo della stampa di Trieste - che ci sia stata una supremazia culturale della sinistra su questo particolare capitolo di storia, ci sono state però due versioni completamente diverse. La sinistra è arrivata forse un po' tardi a occuparsene in maniera veramente approfondita, liberandosi da certi condizionamenti ideologici. Oggi c'è la questione di una destra che, soprattutto per voce del ministro della cultura, vuole assolutamente appropriarsi di una supremazia, secondo me, non giustamente attribuita tutta la sinistra: è vero che la sinistra si è occupata di determinati argomenti culturali, ma oggi la destra ci si avvicina benissimo. Io sono sempre contento quando si studiano i fenomeni storici, però voglio che ci sia un equilibrio, che non ci siano strumentalizzazioni. Il pericolo c’è, anche perché non trovo, o trovo solo in parte in alcuni studiosi della destra, la capacità di affrontare questi argomenti con un certo distacco, una certa serenità e una certa attenzione”.
Questi sono temi delicati, che toccano ancora dei nervi scoperti: il linguaggio e i mezzi utilizzati per parlarne, soprattutto pensando alle giovani generazioni, sono adeguati o bisognerebbe pensare anche a nuove soluzioni?
“Bisognerebbe pensare anche ad altro. In tanti anni di divulgazione nelle scuole di giornalismo mi sono reso conto che effettivamente la comunicazione è fondamentale, e che i giovani sono ricettivi, basta saperli in qualche modo conquistare. Il problema è davvero considerevole: c'è bisogno che della nostra storia ci occupiamo finalmente in maniera seria, senza lasciarci prendere dalla tifoseria, perché purtroppo il grande male di questo nostro paese è che siamo tifosi, o da una parte o dall'altra, mentre bisogna guardare le cose con un certo distacco e cercare di capire anche l'altro”.
Quindi la Giornata dei Ricordo e il 25 aprile sono un patrimonio di tutti…
“Assolutamente sì: tutte queste giornate, dalla Giornata della Memoria, al Giorno del Ricordo, al 25 aprile, sono tutti momenti importanti, però studiamoli bene”.

Alessandro Martegani