Foto: Reuters
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L'ultimo atto spetta dunque ai Ministri dell'Interno che dovranno adottare all'unanimità la decisione presa dal Parlamento il 10 novembre scorso ed inerente all'abolizione delle frontiere con i paesi dell'Unione Europea. Un sì che - almeno per quanto riguarda Zagabria - pare scontato e che salvo imprevisti dell'ultima ora dovrebbe, dal primo gennaio, aprire le porte alla libera circolazione delle persone e delle merci nell'area unitaria dei paesi membri dell'UE con conseguenti enormi vantaggi per l'economia, i rapporti commerciali e il turismo. In pratica cesseranno di esistere i 73 valichi al confine croato-sloveno e croato-ungherese. Il migliaio di poliziotti lì impiegati andranno a rafforzare le fila degli altri 6 mila impegnati nel controllo degli oltre mille 350 chilometri di frontiera con la Serbia, Bosnia Erzegovina e Montenegro e in parte nella lotta all'immigrazione clandestina. E se nulla cambierà nel regime verso paesi terzi poiché Zagabria ha introdotto da tempo le regole di Schengen per i confini esterni, la sfida maggiore rimane quella legata alle migrazioni irregolari. 30 mila i passaggi illegali registrati in Croazia nel 2022, il 150 per cento in più rispetto all'anno precedente su 130 mila segnalati sulla cosiddetta rotta balcanica. Bruxelles è comunque consapevole che si tratta di una battaglia da affrontare pure in sede europea e con misure comuni. Perciò non ci sono argomenti per dire no a Zagabria che soddisfa appieno tutti i criteri e attende con impazienza il primo giorno del 2023 che sarà contrassegnato pure dall'introduzione dell'euro. Una grande soddisfazione per la popolazione che vive nella fascia di confine e specie per l'Istria che si vedrà assicurata quella continuità territoriale interrotta più di trent'anni fa.

Lionella Pausin Acquavita