Milanović ha superato ogni limite e va boicottato” l’ultima dichiarazione del premier Plenković che rincarando la dose dice: “Deve farsi aiutare per superare gli evidenti problemi che lo assillano”. Affermazioni pesantissime che arrivano dopo il botta e risposta partito in mattinata al Sabor dove in apertura della sessione primaverile e rispondendo alle interpellanze parlamentari, Plenković ha ricordato che sia il governo che il suo partito sono contrari all’idea di clemenza, ma provocato da alcune domande dell’opposizione non ha avuto dubbi nel definire il caso Perković-Mustać come “un'azione orchestrata dal Pantovčak”, assegnando al Palazzo presidenziale e quindi al presidente Zoran Milanović la paternità di quest’ultima iniziativa, volta - ha detto - a provocare divisioni e spaccature tra i generali, i difensori e - in generale - tra la popolazione. Rigettando le accuse dell’opposizione su una presunta vicinanza ideologica con i due ex agenti che - ricordiamo- dopo esser stati ai vertici dell’Udba passarono nelle file dell'HDZ e dei promotori della Croazia indipendente, Plenković ha fatto capire che la patata bollente è in mano di Milanović e che spetterà a quest’ultimo giustificare le affinità con l’intelligence dell’ex Jugoslavia e la Lex Perković redatta e poi revocata quand’era primo ministro. Affermazioni che hanno fatto andare letteralmente fuori di testa Milanović che da Zara, per la giornata della Contea, ha definito Plenković come “uno sporco erede dell’Udba”. Per il capo dello stato Udba e HDZ sono collegati indissolubilmente e all’ex agente Perković andrebbero inflitti altri 30 anni di carcere per aver contribuito alla costituzione del partito di Tuđman. Per quanto riguarda il sostegno degli ex generali croati all’atto di clemenza, Milanović ha affermato che li deve sentire, ma che insinuare una premeditata collaborazione è un insulto rivolto sia a lui che ai generali.
Lionella Pausin Acquavita

Foto: EPA
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