Foto: Radio Capodistria/Foto:Večernji List/Foto: Gabrijela Krešić
Foto: Radio Capodistria/Foto:Večernji List/Foto: Gabrijela Krešić

Dimenticati i grandi cortei del primo maggio perché, come aveva spiegato qualche anno fa un importante sindacalista, la società croata non dimostra grande interesse per le azioni promosse dai lavoratori e non c' è volontà di esprimere pubblico dissenso, non manca - in questa giornata- la voglia di partecipare alla miriade di appuntamenti organizzati in ogni dove e che tra i vari contenuti ne hanno uno in comune: la fagiolata. Piatto offerto gratuitamente tanto che al Maksimir di Zagabria sono state preparate 45 mila porzioni. Percepita nel paese, di più come una festa della sinistra che come momento di riflessione comune sul percorso e affermazione dei diritti dei lavoratori, l'unico politico della maggioranza ad augurare un buon primo maggio è stato il presidente del Parlamento, Gordan Jandroković. Richiamando alla solidarietà e alla sensibilità sociale egli ha ricordato che la Croazia deve rimanere una società in cui si tutela il lavoro e si rispettano i lavoratori. A dire che però non è così e che il paese è lontano dalla valorizzazione di questi principi ci hanno pensato le associazioni sindacali. "Con uno stipendio medio che si aggira attorno ai 1400 euro e minimo ai 750, con un'ora di lavoro retribuita 16,5 euro ovvero la metà dello standard europeo non si può parlare di diritti", hanno replicato. Commentando i dati di cui il governo va orgoglioso e relativi al significativo incremento del tasso di occupazione e della riduzione della disoccupazione, i sindacati rispondono che ci si dimentica del calo della popolazione che ha raggiunto i minimi storici e dovuto pure all' emigrazione di molte persone che cercano fortuna all' estero. Conseguente la forte importazione di manodopera con quasi 54 mila arrivi in questi primi mesi del 2025 e con più di 200 mila permessi rilasciati nel 2024 e che - secondo i sindacati- potrebbe influire sul costo del lavoro con benefici per i datori e danni per chi invece lavora.

(lpa)