Per il capo diplomazia croato Gordan Grlić Radman che sul tema ha convocato una conferenza stampa straordinaria, il presidente serbo Aleksandar Vučić avrebbe dovuto rispettare il protocollo in merito al suo desiderio di visitare privatamente Jasenovac. In questa località lo ricordiamo, ai tempi dello Stato Indipendente di Croazia durante la Seconda guerra mondiale si trovava un campo di concentramento nel quale morirono numerosi serbi. “Abbiamo saputo dell’arrivo del Presidente serbo per vie ufficiose „ cosi Grlić Radman che ha giudicato inammissibile il modo di comunicare tra le massime autorità statali. „Pianificare una visita senza preavviso a Jasenovac „ ha aggiunto il capo diplomazia croato „ è una violazione del protocollo in quanto il presidente di un Paese è una persona sotto protezione per cui sono necessari determinati preparativi. Pertanto le visite „ ha concluso „ vanno annunciate con settimane e mesi di anticipo “. Grlić Radman ha parlato anche di provocazione da parte di Belgrado, nella prospettiva dell'anniversario dell’Operazione Tempesta. Non si sono fatte attendere le reazioni da parte di Belgrado al no di Zagabria alla visita privata di Vučić a Jasenovac. La premier serba Ana Brnabić lo ha definito il più grande scandalo nella storia recente di Serbia e Croazia“. Dal canto suo il Ministro degli esteri serbo Aleksandar Vulin come contromisura, ha annunciato che d'ora in poi tutti i funzionari croati dovranno annunciare e giustificare la loro visita o il transito attraverso la Serbia dopodiché verranno sottoposti a un regime particolare di controllo.

Valmer Cusma

Foto: EPA
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