“Little Boy”, veniva chiamato questo poeta romantico e contestatore, un personaggio d'altri tempi che aveva conservato la sua identità speciale, l'innocenza mai perduta. Lawrence Ferlinghetti, uno dei padri della Beat Generation, scopritore di Ginsberg, Kerouac, Burroughs, Corso e tanti altri se n'è andato in punta di piedi, con il peso del suo intero secolo e oltre adosso, ma anche la leggerezza di chi credeva, forse troppo ingenuamente, che non sarebbe mai morto. Poeta e funambolo, trasgressivo per eccellenza, è cresciuto insieme ad un gruppo di artisti dalla vita dissoluta e spesso disperata, tra un po' di fumo e tanto alcol. Lui era quello che si vestiva a modo, teneva i capelli corti, per essere a posto e aprire ogni mattina la libreria. Così vede chiaro quando ascolta Allen Ginsberg recitare la ballata psichedelica Urlo e gli chiede il testo per stamparlo, cosa che gli costerà un arresto e processo per pubblicazione oscena nel 1956, da cui fu assolto difendendosi da solo davanti al giudice che gli riconobbe libertà di parole e di stampa. Nato a New York il 24 marzo 1919, ha subito una vita non facile, col padre morto prima che la madre partorisca e venga, poco dopo, rinchiusa in manicomio. Sceglie di restare nella famiglia che lo ha accolto. Poi vive alcuni anni a Manhattan facendo lavoretti, nella seconda guerra mondiale viene arruolato in marina, finendo un giorno per trovarsi tra le rovine di Nagasaki un mese e mezzo dopo lo scoppio della bomba atomica: "L'inferno in terra che mi rese all'istante pacifista per tutta la vita'', dichiarerà. Quindi a Parigi, alla Sorbona, prima di tornare in America e stabilirsi nell'allora piccola cittadina di San Francisco, dove apre una libreria per poter stare dietro la cassa a leggere e scrivere in pace, frequentndo quelli che saranno definiti Beat, cambiando per sempre la propria vita. (mid)

Foto: AP
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