Foto: Radio Capodistria/Fifaco
Foto: Radio Capodistria/Fifaco

Una storia, quella dell'Adriatico, che alla fine del 1800 e fino alla metà del 1900 ha visto esplosioni di violenza, spesso studiate con un'ottica parziale ed all'interno di una ben definita storia nazionale, prevalentemente o italiana o jugoslava. Questa scelta può contribuire ad originare incomprensioni interpretative perché non analizza molteplici punti di vista che porterebbero a comprendere meglio le dinamiche di una pluralità territoriale come quella dell'Adriatico orientale.

Nel libro "Adriatico amarissimo" lo storico Raoul Pupo offre una ricostruzione complessiva delle logiche violente che hanno caratterizzato quelle terre per quasi tutto lo scorso secolo. Un libro difficile da realizzare, come ci ha spiegato lo stesso autore, Raoul Pupo: "è inesplicabile riuscire a rendere la complessità di una storia di frontiera appunto complicatissima. Lo sforzo è quello ed è duplice: prima di tutto dipanare i vari fili, perché sono aggrovigliati e non si capisce più niente. Quindi cercare di fare chiarezza sulle logiche. Poi una volta fatto questo a riannodare, perché bisogna rimettere insieme i fili del reale, cioè le varie logiche e criteri, con la dimensione umana, perché non esistono soltanto gli ordini, i modelli, le interpretazioni, ma esistono le persone che hanno vissuto, che hanno sofferto, talvolta hanno gioito e molte volte hanno patito. Ecco mantenere e tenere insieme due dimensioni, la storia e la memoria, la freddezza critica e la partecipazione alla vita umana non è banale".

Come ha sottolineato, un'altra difficoltà è che il mestiere dello storico è diverso da quello del romanziere.

"Sì, è più bello quella del romanziere. I romanzieri probabilmente riescono, con meno parole, a spiegare molto di più. Ma io questo so fare e questo ho provato a fare".

Davide Fifaco