Capodistria è stata per secoli la città più colta dell'Istria, con un fervore di studi di cui sono prova le opere di non pochi letterati e uomini di scienza e il gran numero di volumi antichi e preziosi conservati nelle biblioteche quale testimonianza di sapere e di civiltà. Come, fra i tanti, quel trattato "De statica medicina" che, pubblicato per la prima volta a Venezia nel 1614, ha dato fama europea al medico capodistriano Santorio Santorio (1561 - 1636), un pioniere nell'impiego delle misurazioni fisiche in medicina. Il dispositivo più famoso di Santorio, che ricoprì dal 1611 la prima cattedra di medicina teorica all'Università di Padova, fu una grande bilancia usata per studiare le trasformazioni metaboliche. E a lui si devono nuovi strumenti medici come il termometro (forse inventato da Galileo ma da Santorio per primo utilizzato per controllare la temperatura corporea) e il pulsilogium per la misurazione del polso. Oggetti e sussidi terapeutici che sfilano tra le pagine di un libro di qualche anno posteriore, il commento (datato 1625) al "Canone" del medico arabo Avicenna, ancora nel Seicento uno dei grandi testi dell'insegnamento universitario. Alcune edizioni storiche delle due opere sono state presentate oggi in occasione dell'apertura del convegno "Ars Sanctorii Sanctorii", voluto dalla Biblioteca centrale di Capodistria e dall'ateneo del Litorale e dedicato appunto all'illustre concittadino, che fu autore in latino, allora lingua tipica delle scienze, e di quelle mediche in particolare. Con Santorio, torna alla ribalta anche il piranese Marco Petronio Caldana, tardo epigono del Tasso, ma poeta nell'antica lingua di Roma, che è stato al centro di un precedente convegno. Gli atti sono ora pubblicati nel decimo numero della collana "Bibliotheca iustinopolitana", edita dalla Biblioteca centrale e ispirata anch'essa ad una meritoria opera di riscoperta e valorizzazione della memoria storica della città.

Ornella Rossetto

Foto: MMC RTV SLO/MMCRTVSLO
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