Anticipate a dicembre dalla presentazione del facsimile del più antico statuto cittadino che ci sia pervenuto, datato 1423, le manifestazioni per il compleanno della città di Capodistria, che si è voluto far coincidere con l'istituzione della diocesi nell'anno 524, proseguono ora con una mostra di carattere divulgativo alla Loggia vecchia di Palazzo pretorio, a cura del Comune e del Museo regionale. A inaugurarla, nel corso di un breve incontro con il pubblico in cui, diciamolo subito, non si è udita una sola parola in italiano, sono state oggi le stesse autrici, Meliha Fajić e Vesna Pajić, che hanno sottolineato come l'esposizione, articolata su una serie di pannelli, sia un invito a scoprire la ricca storia della città, e la difficoltà di enucleare i momenti più salienti da presentare in mostra tra i tanti che si sono susseguiti in questi 1500 anni.

L'excursus, con testi, questi sì, in versione bilingue, si apre con la consacrazione, appunto nel 524, del protovescovo San Nazario (peraltro non confermata dalle fonti storiche) per arrivare al 1957, l'anno della fondazione del Porto, uno dei simboli della Capodistria moderna. In mezzo, passaggi ed eventi miliari a partire dal Placito del Risano dell'804, i lunghi secoli della dominazione veneziana, le epidemie di peste che a più riprese hanno decimato la popolazione, il collegamento con la terraferma nella prima metà dell'Ottocento, allorché l'antica Capris dei romani cessa di essere un'isola. E i personaggi illustri, anche qui una piccola selezione, con Vergerio (non l'umanista il Vecchio, ma il vescovo riformatore il Giovane), con il pittore veneziano Vittore Carpaccio (che per Capodistria a inizio Cinquecento ha dipinto quadri bellissimi), con il celebre medico Santorio Santorio, il primo ad usare il termometro per misurare la temperatura del corpo.

Qualche perplessità suscita l'interpretazione data a fatti ed eventi legati alla storia recente. Fra il 1940 e il 1944, opere d'arte e beni archivistici non furono "sottratti" dall'Italia, bensì trasferiti per proteggerli dai rischi bellici, come ormai anche gli storici sloveni più avvertiti sono disposti a riconoscere. E non è forse un eufemismo qualificare come "emigrazione" quello che è stato l'esodo degli italiani nel secondo dopoguerra?

La mostra rimarrà allestita fino alla metà di marzo e molte altre iniziative seguiranno nel corso dell'anno. Nel denso calendario di iniziative del progetto Capodistria 1500, a cui partecipano le principali istituzioni cittadine, già a febbraio si riparlerà anche di Santorio, precursore nel Seicento di quella nuova scuola medica che gli storici della medicina hanno definito "iatrofisica". A lui, nella città natale, sono oggi intitolate la Comunità degli italiani e una via del centro storico.