Saranno, fra pochi giorni, tre mesi dalla morte di Boris Pahor, memoria storica degli orrori del secolo sulle minoranze linguistiche di cui ha vissuto le tragedie. Giusto ieri lo scrittore sloveno avrebbe compiuto 109 anni, essendo nato a Trieste il 26 agosto del 1913. A ricordarlo, in occasione dell'anniversario della nascita, saranno oggi al Museo regionale di Capodistria tanti estimatori e amici, in una serata omaggio organizzata dall'associazione culturale francofila Peter Martinc presieduta da Neva Zajc di cui Boris Pahor era socio onorario, e dal Festival del Litorale, che ne ha seguito per molti anni il lavoro.

Un evento internazionale che vedrà anche la presentazione di alcune novità editoriali dedicate allo scrittore. Come quando c'era lui, che fino all'ultimo ha amato festeggiare il compleanno incontrando i suoi lettori e firmando le copie di un suo nuovo libro.

È appena uscita in Slovenia la graphic novel di "Necropoli", il memoir della prigionia nei lager nazisti che lo ha reso famoso, mentre in Italia La nave di Teseo ha proposto una versione ampliata dell'autobiografia "Figlio di nessuno", scritta con Cristina Battocletti. E ancora la fresca ristampa a Trieste del volume di saggi italiani e sloveni "Boris Pahor. Scrittore senza frontiere", realizzato per i 108 anni dell'autore.

A rievocare la figura e l'opera di Boris Pahor saranno numerosi ospiti, tra cui la senatrice e critica letteraria triestina Tatjana Rojc, amici dall'estero come il filosofo Thomas Soriano, che ha accompagnato Pahor nel suo pellegrinaggio al campo di sterminio di Natzweiler-Struthof, dove era stato deportato durante la guerra come prigionierio politico; Marc Ramsay, produttore del documentario della BBC "L'uomo che ha visto troppo" (2019), in cui Pahor racconta la propria vita a partire dalla sua infanzia, descrive la sua lotta contro il fascismo e il nazismo, e le sue speranze per il futuro dell'Europa.

L'appuntamento al Museo regionale è fissato per le ore 18.