Il cyberbullismo è un fenomeno sempre più diffuso, subdolo e spesso di difficile individuazione di cui sono vittime migliaia di adolescenti e pre-adolescenti in tutto il mondo. Ma le nuove tecnologie fanno oramai parte integrante delle loro vite, lo ha dimostrato anche la didattica a distanza durante il lockdown, ed è importante conoscere e combattere il fenomeno da tutti i punti di vista. La pandemia e l'isolamento fisico sembrano aver acutizzato anche insicurezze e fragilità dei giovani, alimentando sentimenti di paura e scoraggiamento. Ne parla il professor Francesco Pira, docente dell'Università degli studi di Messina ed esperto di sociologia dei processi culturali e comunicativi, nel suo ultimo libro "Figli delle app", edito da Franco Angeli,

Il professor Pira, più volte ospite dei seminari per i docenti delle scuole italiane di Slovenia e Croazia, presenta il suo saggio così: "Io ho voluto dedicare questo volume, e l'ho fatto proprio per le tante cose brutte che ho visto anche di recente come il caso di una bimba di 10 anni che è morta per una challenge in Sicilia, l'ho voluto dedicare a tutte le vittime del cyberbullismo, del sexting, del revenge porn, del cutting e a chi ha perso la vita proprio per inseguire una challenge. Ma l'ho voluto dedicare anche a tutti coloro che usano le nuove tecnologie per trasmettere al mondo messaggi positivi e anche per condividere le conoscenze. Nel libro c'è una frase molto bella di San Giovanni Bosco che recita così; dalla buona e dalla cattiva educazione della gioventù dipende un buon o un triste avvenire della società. E questo è quello che ci deve guidare. Noi oggi non possiamo continuare a dire che la colpa è delle tecnologie, che la colpa è di Tik Tok, che la colpa è di questo o di quell'altro social, mentre vediamo poi passare le bare bianche perché i nostri ragazzi non riescono a trovare una loro dimensione, un uso consapevole delle tecnologie. Dipende dalla nostra responsabilità, dipende da noi adulti alle emozioni, educarli anche al rispetto del proprio corpo, del corpo degli altri, ma dipende anche da noi essere attrezzati per fare questo, perché è questo un po' il tema del libro. Noi abbiamo oggi queste nuove generazioni digital popolari, le ho chiamate, e social dipendenti a cui noi abbiamo dato questo educazione quindi un po' la nostra responsabilità non loro." (ld)

Foto: Radio Capodistria/archivio personale
Foto: Radio Capodistria/archivio personale