Stando alle ultime dichiarazioni del direttore Thierry Fremaux il festival subirà uno slittamento e si farà con ogni probabilità tra la fine di giugno e l'inizio di luglio. Intanto si guarda con una certa preoccupazione anche l'approssimarsi della data, dal 2 al 12 settembre, della Mostra d'arte cinematografica di Venezia.

In un primo momento l'imbarazzo ma adesso la preoccupazione è seria: 60 mila visitatori al giorno, in una cittadina costiera di 75 mila abitanti. Sono i numeri del Festival di Cannes: l’assembramento ideale per far circolare il coronavirus. Nessuno avrebbe il coraggio di testare proprio sul palcoscenico più alla moda del cinema internazionale l'evoluzione epidemiologica della pandemia in corso. E così le date iniziali del festival slittano, almeno per ora, a fine giugno – inizio luglio. Ma tutto potrebbe cambiare da un momento all'altro. Gli organizzatori del Festival non demordono, sembrano ottimisti sul tempestivo rientro dell'emergenza, ma le autorità cittadine, i proprietari degli alberghi e di ristoranti non sono ottimisti. Il red carpet con la mascherina sarebbe peggio di tutti i film dell’orrore visti finora. Impossibile d'altro canto spostare Cannes dopo l’estate, altri festival tra cui la Mostra di Venezia occupano lo spazio. Fondato nel 1946, il festival di Cannes ha conosciuto un solo annullamento nella sua lunga storia quando nel 1968, nel pieno del maggio francese, alcuni dei registi della Nouvelle Vague, come Francois Truffaut e Jean-Luc Godard, si unirono agli studenti in rivolta. Intanto l'industria del cinema sta soffrendo in tutto il mondo. La situazione non è semplice, anzi è proprio tragica, anche perchè ogni settore è travolto dall'emergenza e dalle limitazioni di ogni tipo: ferme le sale, fermi i set, l'uscita dei nuovi film. Sul piano festivaliero da osservare che le date di Venezia sono ancora lontane, dal 2 al 12 settembre, e sembrano mettere al riparo la Mostra. »Noi lavoriamo alla selezione dei film come un'annata normale, per quanto consapevoli di quello che ci accade. Da qui a settembre immaginiamo non solo per noi ma per il cinema e il mondo che il virus sia regredito«, osserva il direttore Alberto Barbera. L'augurio, da parte nostra, è che abbia ragione e non solo per la voglia di cinema.

Miro Dellore