Un approfondimento a più voci quello che il supplemento del Corriere della Sera in edicola fino a sabato propone su Fiume. Da un lato lo storico Raoul Pupo, esperto delle vicende dell'Adriatico e dei Balcani, recente autore del saggio "Fiume città di passione" pubblicato con Laterza. Dall'altro lo scrittore Claudio Magris, che a Fiume è legato anche da vincoli familiari, in una lunga conversazione con Franco Degrassi, presidente di quell'Istituto regionale per la cultura istriano-fiumano-dalmata che a Trieste cura la memoria dell'esodo. Da una parte dunque la storia plurisecolare della città sul Quarnero, antico crocevia di popoli e di culture che dopo i drammi del Novecento riscopre la sua vocazione plurale con il progetto di capitale europea della cultura. L'appuntamento è carico di aspettative. Ma, si chiede Pupo, "Sarà un'operazione di marketing turistico o l'avvio di un processo di ricostruzione identitaria, non più antagonista rispetto alla storia? Il 2019 - ricorda lo storico triestino - è stato un anno oscillante. Per un verso, l'affissione nel centro di targhe plurilingui con gli odonimi storici; per l'altro le polemiche sul centenario dannunziano". Mentre nel dialogo di Claudio Magris con Franco Degrassi la riflessione sul dramma a lungo dimenticato degli esuli italiani dall'Istria, da Fiume e dalla Dalmazia è accompagnata da un preoccupato richiamo alla "regressiva ondata antieuropea e sovranista che infetta l'Europa" e che rischia di avere - come osserva Degrassi - effetti negativi sulla minoranza italiana in Slovenia e Croazia.
"La storia torna a Fiume" titolano le belle pagine di approfondimento del Corriere, in cui si apprezza anche la scelta non scontata di usare il toponimo italiano, senza rinunciare comunque al croato Rijeka. L'impiego del quale appare in verità forse un po' troppo insistito nei testi a corredo dei due contributi principali.

Ornella Rossetto