Foto: EPA
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Nato in una famiglia di ebrei osservanti Philip Roth ha posto al centro della sua narrativa la condizione ebraica, tuttavia proiettata nel contesto urbano dell'America dell'opulenza. I personaggi dei suoi libri sono tesi a liberarsi dai legami etnico-religiosi per immergesi pienamente nella realtà americana urbana. Da qui l'originalità dei suoi personaggi, la loro carica comica, ironica o grottesca. Il debutto avviene con il romanzo breve »Addio Columbus«, dedicata ad una movimentata storia d'amore, quindi la celebrità arriva con »Il lamento di Portnoy«, pubblicato nel 1970. Le rivelazioni del protagonista, all'insegna di un erotismo spigliato, al proprio psicoanalista non è altro che una rilettura di tutti i temi e problemi di quella grande America che egli cerca di possedere. Un tema che ricorrerà ancora nella sua narrativa, ad esempio in »Professore di desiderio« o nel romanzo »Professore fantasma«. Roth ha cercato per tutta la vita »il grande romanzo americano«, quell'opera monumentale in grado di riassumere il senso di una civiltà, quella americana, che nel corso del Novecento ha conquistato l'Occidente. Tra i tanti capolavori di Philip Roth ricordiamo ancora »La macchia umana«, »Complotto contro l'America«, »Ho sposato un comunista«. Centra il bersaglio nel 1997 con un capolavoro della letteratura mondiale degli ultimi decenni, il romanzo a sfondo politico-sociale »Pastorale americana« che gli ha fruttato il . Considerato tra i più grandi scrittori del Novecento, sicuramente sarebbe stato in ballo per il prossimo Nobel, come ogni anno. Quasi una tradizione per l'autore che più di ogni altro è diventato la voce di una generazione, perché Roth è riuscito a sintetizzare le nevrosi dell'uomo contemporaneo, indipendentemente da età, sesso, estrazione o religione.

Miro Dellore