Una maniera originale e sensibile per onorare i 108 anni di vita di uno scrittore, di un uomo fuori dal comune, a dir poco sorprendente, per quanto ha avuto modo di raccontare nei suoi libri e per il suo stesso attaccamento alla vita. Una vocazione e un dono della natura che fa di Boris Pahor un personaggio di indiscussa notorietà e ammirazione. Walter Chiereghin, direttore della rivista online di arte e cultura, il Ponte Rosso, e Fulvio Senardi, critico letterario e Direttore dell’Istituto giuliano di Storia, Cultura e Documentazione, hanno voluto offrire ai lettori un libro che è su e per Boris Pahor, una raccolta di saggi e interviste di scrittori italiani e sloveni. Un libro di trecento pagine ma che si legge con piacevole scorrevolezza: testimonianze e aneddoti, la persona, i libri, la storia. Un caleidoscopio di punti di vista sulla vita e le relazioni, sui valori etici e la forza vitale, probabilmente l’opera più completa pubblicata sullo scrittore triestino. Italiani e sloveni assieme, come italiana e slovena è la collaborazione tra le due case editrici triestine che hanno creduto nell’iniziativa. Lungo il fitto susseguirsi di racconti e testimonianze di intelettuali italiani e sloveni si erge la figura di Boris Pahor, colta nel divenire di una vita straordinaria, da quel terribile giorno del 13 luglio 1920, quando bambino assiste inorridito al rogo del Narodni Dom, simbolo sordo e violento di un governo che, diventato poi dittatura fascista, si rifiuta di riconoscere i più elementari diritti a coloro che erano suoi cittadini. Tanti episodi vengono citati nel libro, tra cui la deportazione nei campi di concentramento, che segnano profondamente la vita di Pahor e diventano materia della sua produzione letteraria, che è un racconto biografico e, insieme, esempio di dramma universale. (mid)

Foto: BoBo
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