Un argomento che appassiona e divide, per l'avvio della nuova stagione di Agorà: quello delle opere d'arte già in chiese e musei di Capodistria e Pirano sgomberate nel 1940 dall'Istria - allora italiana - per proteggerle dai rischi della guerra e mai tornate indietro. Una lunga serie di iniziative messe in campo negli anni da parte slovena e prima jugoslava per otternerne la restituzione dall'Italia, su cui ieri si è soffermato lo storico dell'arte Salvator Žitko, grande conoscitore della materia, chiamato a introdurre l'incontro insieme a una più giovane collega, che alla vicenda dei quadri istriani ha dedicato la sua tesi di laurea.

Ma quali sono attualmente le possibilità che questi dipinti di maestri di scuola veneta, da Paolo Veneziano a Carpaccio a Tiepolo oggi esposti al Museo Sartorio di Trieste, siano ricollocati nei luoghi di origine? La 'ricetta' scaturita dagli interventi del pubblico (in verità non particolarmente numeroso), tutti pro restituzione, è quella di una Slovenia più assertiva nel riproporre all'Italia la risoluzione di un problema eminentemente politico (come è stato definito), e il rispetto delle convenzioni internazionali. "Anche se entrambi i Paesi fanno parte dell'Unione Europea, i rapporti bilaterali non potranno dirsi ottimi finché non ci verrà restituito quello che è stato portato via", ha argomentato l'ex parlamentare di Democrazia liberale Jadranka Šturm Kocjan.

Assenti per impegni concomitanti i rappresentanti della Comunità degli italiani "Santorio Santorio" - che figura tra i promotori di Agorà -, è stato il presidente dell'Unione italiana Maurizio Tremul a prendere la parola per sottolineare come i quadri, nel 1940, non siano stati sottratti ma spostati per protezione. Tremul ha anche contestato l'affermazione secondo cui sarebbe l'opposizione degli esuli a impedire il ritorno delle opere, ed ha anzi riproposto la sua idea di una fondazione gestita appunto in comune da esuli e rimasti che consentirebbe "di esporre i quadri a Capodistria, con la proprietà che rimarrebbe in capo all'Italia".

Nel corso dell'incontro - moderato dalla curatrice di Agorà, la linguista Vesna Mikolič - non è mancato un ripetuto riferimento all'antico archivio municipale capodistriano, oggi all'Archivio di Stato di Venezia, e che il Comune di Capodistria vorrebbe riportare a casa.

V. Carpaccio,
V. Carpaccio, "Ingresso a Capodistria del podestà Sebastiano Contarini" (1517), oggi al Sartorio di Trieste