Un romanziere che racconta un altro romanziere, attraverso il denominatore comune della città di Trieste. Mauro Covacich, scrittore di successo, triestino come Italo Svevo, ripropone in questi giorni sul palcoscenico del Rossetti la sua lezione appassionata sulla scrittura e la personalità dell'autore della "Coscienza di Zeno", un grande classico della nostra letteratura che compie cent'anni. La prima edizione del romanzo uscì nel 1923, dando infine notorietà allo scrittore, a lungo deluso nelle sue aspirazioni letterarie.

Un lavoro, quello prodotto dallo Stabile del Friuli Venezia Giulia con la regia di Franco Però, e di cui Mauro Covacich è autore e protagonista, che dal debutto del 2021 è stato presentato in contesti importanti, come il Salone del libro di Torino, il festival La Milanesiana e a Parigi, all'Istituto italiano di cultura. Ritorna in cartellone a Trieste nell'ambito delle celebrazioni del centenario, un ricco calendario di iniziative che dovrebbe culminare in autunno con l'attesa inaugurazione, in piazza Hortis, del Museo letterario LeTs a palazzo Biserini, in cui Italo Svevo avrà una stanza tematica tutta per sé. Altri due spazi saranno dedicati a Umberto Saba e a James Joyce, ossia agli autori che con Svevo rappresentano la "trinità letteraria" o le "tre corone triestine" del primo Novecento.

Covacich, da poco in libreria con un nuovo romanzo, "L'avventura terrestre" (La nave di Teseo), si è misurato con tutti e tre, in una trilogia teatrale aperta proprio da "Svevo" e che si completerà con il nuovo monologo "Saba", al debutto nella nuova stagione dello Stabile regionale. È, ha spiegato in un'intervista, il suo modo "di fare i conti con quei grandi", mettendosi di fronte a loro con tutta la reverenza del caso. Non da critico letterario, ma esplorandone "piuttosto le pieghe umane".