Dejan Mehmedovič è un personaggio piuttosto noto in regione, anche al pubblico dei connazionali. Non si contano le sue collaborazioni con le nostre Comunità per l'allestimento di mostre di artisti legati alla minoranza, così come di altri artisti italiani. In occasione dei 35 anni di attività della Galleria Insula di Isola, che guida si può dire da sempre, Mehmedovič pubblica ora un "Profilo della creatività artistica nell'Istria slovena negli ultimi decenni", opera ricchissima di informazioni e di dati, disponibile al momento solo in lingua slovena. A dispetto del titolo, il volume spazia su tutto un secolo, ad iniziare dagli anni Venti e fino ad oggi. Viene così preso in esame, sia pure in rapido excursus, anche il periodo fra le due guerre mondiali, a giudizio del critico non particolarmente effervescente dal punto di vista artistico, e segnato dall'erezione, nel 1935 a Capodistria, del monumento a Nazario Sauro.

Negli anni Cinquanta due artisti capodistriani lasciano un'impronta indelebile nella scena artistica locale: gli scultori Oreste Dequel (vissuto poi a Roma) e Jože Pohlen; ma sono da citare anche i rapporti con il Circolo triestino di Augusto Černigoj. E parecchi altri nomi saliranno alla ribalta in seguito, fra i quali il pittore Zvest Apollonio. Particolarmente fervidi saranno gli anni Settanta, che vedono anche la nascita dell'ente Gallerie costiere, e in cui emerge una cerchia di autori formatisi all'Accademia di belle arti di Venezia, come Živko Marušič, Toni Biloslav, Mira Ličen, Janez Matelič, Andraž Šalamun, Boris Benčič, alcuni dei quali tuttora attivi.

Durante la presentazione del volume che si è tenuta ieri a Isola (proprio alla Galleria Insula) è stato sottolineato il ruolo del legame, nonostante tutto mai interrotto, con l'Italia e la cultura italiana. Secondo Mehmedovič, un ruolo molto importante se non addirittura cruciale, che si ravvisa, da Pohlen in poi, in un certo spirito per così dire "latino", mediterraneo, che permea la produzione degli artisti del territorio. Al tempo della globalizzazione, una sorta di "genius loci" che resiste anche nei lavori degli artisti dell'ultimissima generazione.