Foto: EPA
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Il tribunale federale di Vienna ha stabilito che l'Austria non è da punire per la massiccia epidemia di nuove infezioni da coronavirus registrata nel centro sportivo invernale di Ischgl nel 2020. L'accusa era stata rivolta contro le autorità austriache da un cittadino tedesco che aveva trascorso una vacanza nella localista sciistica tirolese, tra il 7 e il 13 marzo 2020, quando a epidemia scoppiata e con un focolaio in corso, le attività erano continuate indisturbate sino allo scoppio dello scandalo.

Ischgl, infatti, era stato tra i primi focolai in Europa all'inizio dell pandemia. Nel marzo 2020 più di 6.000 persone provenienti da 45 paesi diversi sono state qui infettate, 32 delle quali sono morte a causa del Covid-19.

Il tribunale federale austriaco ha rigettato l'accusa rivolta alle autorità della regione Tirolo, ammettendo che in data 5 marzo, nonostante fossero già a conoscenza di infezioni in loco, esse avevano fornito informazioni false dichiarando che alcuni dei villeggianti si erano infettati durante il volo di ritorno da Monaco a Reykjavik, e non durante il loro soggiorno a Ischgl ma che questo non aveva influito sulle scelte errate dei visitatori.

Alla fine del 2020, una commissione indipendente aveva appurato che le autorità tirolesi avevano agito troppo lentamente nel chiudere le stazioni sciistiche, escludendo, però, che la decisione fosse influenzata da pressioni politiche o economiche come insinuato da alcuni. Nel novembre 2021, però, la procura aveva annunciato che non avrebbe sporto denuncia penale contro le cinque persone indagate a causa dello scoppio della malattia.

Il direttore dell'Associazione austriaca per la protezione dei consumatori, Peter Kolba, ha definito il verdetto una "profonda delusione" per tutti i contagiati di Ischgl. Ha detto che alcuni visitatori "hanno subito gravi danni a causa degli errori delle autorità del Tirolo" e che la sentenza dà il via libera per "fare ogni sorta di stupidaggine durante una pandemia". L'associazione ha annunciato che prenderà in considerazione ulteriori richieste di risarcimento nei confronti dell'Austria.

Barbara costamagna