Alla mezzanotte, ora del centro Europa, di oggi 31 gennaio, il Regno Unito darà il definitivo addio all'Unione Europea. Il fatidico conto alla rovescia sarà dato da un orologio digitale, e celebrato da un "street party" in Piazza del Parlamento, verrà ammainata la bandiera stellata Ue dagli edifici governativi e a sventolare da sola sarà l'Union Jack.
Si festeggerà in piazza dunque ma la mancanza di accordi specifici tra Londra e Bruxelles rendono incerto il futuro dei britannici e quello dei 3,6 milioni di cittadini europei residenti in Gran Bretagna. Il Regno Unito esce dall'UE in data odierna e al contempo scatta il periodo di transizione che durerà fino alla fine di dicembre 2020, solo allora il distacco sarà realtà. Durante il periodo transitorio il Regno Unito continuerà ad applicare il diritto dell'Unione ma non sarà più rappresentato nelle istituzioni dell'UE. Il periodo transitorio può essere prorogato una volta per un periodo fino a un massimo di uno o due anni, se entrambe le parti raggiungono un accordo in merito entro il primo luglio 2020. Il governo britannico e Bruxelles quindi devono raggiungere un'intesa nei negoziati su quelli che saranno i complicati rapporti politico-commerciali tra le due parti. Nei prossimi undici mesi la squadra negoziale europea di Michel Barnier discuterà con la nuova task force di Downing Street guidata da David Frost. Il premier Johnson punta a un trattato di libero scambio con i 27, idea che Bruxelles osteggia, per armonizzare i complicati dettagli tecnici, i tempi sono stretti, e tra 11 mesi si corre il rischio di un nuovo possibile "no deal".
Nel Regno Unito, però c’è chi non si rassegna, infatti, i sostenitori di un ritorno della Gran Bretagna nell'Unione Europea in un futuro non troppo lontano, si propongono di lanciare una campagna già l’1° febbraio. E magari tra cinque anni, con un nuovo governo più favorevole all'Europa, sottoporre nuovamente ai britannici il quesito referendario del 2016, avviando, quindi, il processo per un possibile rientro a Bruxelles nei prossimi dieci anni.
Al contempo la Scozia continua ad alimentare il suo sogno: un nuovo referendum locale per finalizzare la scissione dal Regno Unito, seguito da un rientro in Europa da paese indipendente.


Corrado Cimador


Foto: Reuters
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