Catalogna Foto: EPA
Catalogna Foto: EPA

Numerose le manifestazioni sia a Barcellona che nelle altre città della regione, persone che si sono stese per terra, bandiere catalane ovunque. Le strade principali di Barcellona e Lleida sono state bloccate. A Girona la linea ferroviaria dell'alta velocità è stata interrotta, un centinaio di militanti indipendentisti ha fatto irruzione nella sede locale della Generalitit e ha strappato la bandiera spagnola. Interruzioni anche sulle autostrade che collegano Barcellona a Valencia e Madrid.

Grandi proteste poi a Sant Julia de Ramis, dove l'ex presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, avrebbe dovuto votare il primo ottobre del 2017, ma il seggio - situato in una scuola locale - fu circondato dalle forze di sicurezza che poi entrarono nell'edificio ferendo decine di persone. Immagini che avevano fatto il giro del mondo. Le violenze di Sant Julia de Ramis segnarono l'intero processo del referendum - dichiarato illegale dal governo centrale - che ha fatto sprofondare la Spagna in una grave crisi politica. In un poster, attaccato sull'edificio della scuola, si legge: "Non dimentichiamo, non perdoniamo".

Lo stesso ex presidente catalano, ancora in esilio in Belgio, ha mandato un messaggio ai manifestanti: "Non allontaniamoci dall'unico possibile modo di vivere all'interno di una piena democrazia: una Repubblica catalana riconosciuta internazionalmente". Puigdemont ha anche ribadito il rifiuto netto verso ogni forma di violenza. Secondo le sue parole è essenziale "mantenere il cammino di unità e civiltà".