Foto: Pixabay
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“Sei in punizione: vai in camera tua!” Una frase che quasi tutti ci siamo sentiti dire da bambini e adolescenti, e che probabilmente abbiamo detto da genitori, ma che ora per gli esperti di pedagogia sarebbe da mettere al bando.
Il Consiglio d'Europa starebbe infatti per emanare nuove indicazioni sull’educazione dei bambini, e sui comportamenti da adottare di fronte ad atteggiamenti maleducati dei propri figli, accogliendo i suggerimenti di una serie di associazioni, come la francese “Stop Veo” (Violence Éducative Ordinaire), gruppo che lotta per combattere la violenza educativa socialmente accettata e usata contro i bambini con il pretesto della loro educazione, come schiaffi, ricatti emotivi, sgridate violente, minacce e umiliazioni.
Secondo le nuove teorie, accolte dal servizio genitoriale del Consiglio D’Europa, (che prescrive standard, carte e convenzioni intese a combattere la violenza nell’istruzione), e riportate dal quotidiano francese “Le Figaro”, l’utilità il cosiddetto “time out”, vale a dire il tempo che i bambini o i ragazzi passano da soli in punizione per riflettere sui motivi dei rimproveri, è discutibile, e rappresenterebbe una sorta di violenza psicologica nei confronti dei giovani, aumentandone fra l’altro il senso di colpa e l’agitazione.
Si tratterebbe quindi di una pratica, riporta il quotidiano francese che ha avuto accesso a uno scambio di email fra Regina Jensdottir, responsabile della divisione per i diritti dei bambini al Consiglio d'Europa, e le associazioni, di una pratica “obsoleta” e da rielaborare: un cambio di rotta per la stessa organizzazione “Stop Veo” che in passato, in un opuscolo sulla “genitorialità positiva”, aveva invece sostenuto che era bene “reagire al comportamento scorretto con spiegazioni e, se necessario, punizioni non violente come un time out”.

Al comportamento scorretto dei bambini, si dice invece oggi, bisognerebbe reagire “con spiegazioni e in modo non aggressivo”, evitando castighi come il time out, la riparazione dei danni o la decurtazione della paghetta.

Alessandro Martegani