Foto: EPA
Foto: EPA

L'alto rappresentante Ue per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha inoltrato ai paesi membri la proposta di destinare il 90% dei proventi, derivanti dalla gestione dei beni russi congelati a causa delle sanzioni, per finanziare l'acquisto di armi per l'Ucraina nel quadro del Fondo europeo per la pace, che, lo ricordiamo, non fa parte del bilancio Ue. Si tratta di 3 miliardi di euro all'anno, ha precisato dopo la riunione del Consiglio di associazione Ue-Ucraina, che si aggiungerebbero ai 5 miliardi di euro destinati al cofinanziamento delle forniture di armi all'Ucraina. Il restante 10% dei proventi, nell'ambito del bilancio, sarebbe invece destinato a sostenere l'industria della difesa ucraina e la ricostruzione postbellica del paese, ha spiegato Borrell.
Pronta la reazione di Mosca: si tratta di un nuovo passo nella "violazione delle basi delle leggi europee", ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov. I Paesi europei, ha aggiunto, "sono ben consapevoli del danno che tali decisioni possono causare alle loro economie, alla loro immagine, alla loro reputazione come garanti dell'inviolabilità della proprietà". Peskov ha poi minacciato che gli individui e i paesi responsabili dovranno prepararsi a decenni di azioni penali.
Intanto, in un'intervista rilasciata all'agenzia di stampa tedesca DPA, il ministro degli Esteri polacco, Radoslaw Sikorski, ha confermato che i soldati di alcuni paesi occidentali stanno già combattendo in Ucraina e ha detto che si tratta di un segreto di Pulcinella. Il ministro ha comunque sottolineato però che la Polonia non intende inviare i suoi soldati in Ucraina. Secondo le sue parole infatti, "Ucraina e Polonia sono state un unico paese per 400 anni. E ciò fornirebbe ai russi materiale di propaganda facile. Ecco perché dovremmo essere gli ultimi" ad inviare soldati un Ucraina, ha detto ancora Sikorski.