Foto: Reuters
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Dopo una prima giornata dedicata agli incontri istituzionali, il programma del secondo giorno del viaggio apostolico in Ungheria di Papa Francesco è incentrato sulle visite alle associazioni umanitarie e religiose.
Francesco ha iniziato la giornata con la visita privata ai bambini ipovedenti e disabili assistiti dall'Istituto "Beato Laszlo Batthyany-Strattmann" di Budapest; in seguito in mattinata incontrato i poveri e i rifugiati, molti provenienti dalla vicina Ucraina, nella Chiesa di Santa Elisabetta d'Ungheria, e la comunità greco-cattolica.
Dopo aver ascoltato la testimonianza di una famiglia di profughi provenienti dall'Ucraina, Francesco ha ringraziato la Chiesa ungherese per l’accoglienza a quanti giungono dalle zone di guerra. "Esprimo la mia gratitudine alla Chiesa ungherese per l'impegno profuso nella carità, un impegno capillare. E grazie per come avete accolto - non solo con generosità ma pure con entusiasmo - tanti profughi provenienti dall'Ucraina".
Nel pomeriggio, il Pontefice incontrerà invece i giovani, e i membri della Compagnia di Gesù nella Nunziatura Apostolica, dove alloggia nel corso della missione.

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Nella prima giornata Francesco aveva avuto dei colloqui con il premier Viktor Orban e con la presidente Katalin Novak che, in occasione della visita di Papa Francesco, aveva fra l’altro graziato dieci estremisti di destra, recentemente condannati per terrorismo. Fra loro anche Gyorgy Budahazy, uscito dal carcere in sella ad un cavallo, gridando "libertà".
Il Papa ha affrontato anche temi delicati per il paese, come i rapporti con l’Europa e l’accoglienza degli immigrati: "Nel dopoguerra - ha detto papa Francesco - l'Europa ha rappresentato, insieme alle Nazioni Unite, la grande speranza, nel comune obiettivo che un più stretto legame fra le Nazioni prevenisse ulteriori conflitti ma - ha aggiunto -, sembra essersi disgregato negli animi l'entusiasmo di edificare una comunità delle nazioni pacifica e stabile, mentre si marcano le zone, si segnano le differenze, tornano a ruggire i nazionalismi e si esasperano giudizi e toni nei confronti degli altri".

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“È urgente – ha continuato - come Europa, lavorare a vie sicure e legali, a meccanismi condivisi di fronte a una sfida epocale che non si potrà arginare respingendo, ma va accolta per preparare un futuro che, se non sarà insieme, non sarà. Per chi è cristiano – ha aggiunto - l'atteggiamento di fondo non può essere diverso da quello che Santo Stefano ha trasmesso, dopo averlo appreso da Gesù, il quale si è identificato nello straniero da accogliere".
Al termine della prima giornata di visita, Papa Francesco aveva voluto anche incontrare personalmente, stringendo mani e benedicendo, i tanti fedeli che si erano radunati nella piazza antistante la Concattedrale di Santo Stefano, dove aveva visto rappresentanti della Chiesa Ungherese.

Alessandro Martegani