Oggi daremo spazio alle presentazioni del secondo gruppo delle cinque formazioni politiche che appariranno sulla scheda elettorale. Daremo voce alla Lista Colleghiamoci, alla Lista Marjan Šarec, Nuova Slovenia, Partito Democratico più Popolari, e alla Lega Nazionale. 103 sono complessivamente i candidati, tra i quali 52 uomini e 51 donne, sei delle quali a guidare le rispettive liste. L’assemblea del parlamento Europeo è invece composta da 751 deputati che scenderanno a 705 con l’uscita del Regno Unito dall’Ue. Fino a dora gli eurodeputati venivano raggruppati in nove gruppi, incluso quello dei non iscritti. Ogni gruppo è formato da un numero minimo di 25 deputati e deve rappresentare un quarto degli stati membri, cioè 7 paesi dell’Ue. I gruppi come detto sono invece 9, Il partito popolare europeo, il gruppo dell’Alleanza progressista dei socialisti e dei democratici, il gruppo dei conservatori e riformisti europei, il gruppo dell’alleanza dei democratici e dei liberali per l’Europa, Alde, il gruppo Europa delle nazioni e delle libertà, il gruppo Europa della libertà e della Democrazia Diretta, i Verdi, la Sinistra Unitaria europea-Sinistra Verde nordica e infine il gruppo dei non iscritti. Per la Lista Colleghiamoci, Urša Zgojznik
Urša Zgojznik: Io sono ormai attiva nel settore non governativo che riguarda le tematiche ambientali da almeno 10 anni. Mi rendo conto che fare l’attivista in eterno è difficile e anche insensato. Sono infatti le decisioni politiche quelle che riescono a produrre dei risultati concreti. Con la volontà politica è più facile ottenere delle misure politiche concrete. La mia sensazione è che sul tema ambientale si sta facendo poco o niente. La situazione è critica, e a quanto sembra non ce ne stiamo rendendo conto. Sulla nostra lista ci sono sia formazioni o iniziative ambientali, ma anche formazioni di livello locale. Si alle problematiche ambientali ma anche temi di rielvanza globale quale la digitalizazazione.
Reporter: L’Europa non si è dimostrata particolarmente efficiente nel fronteggiare la crisi migratoria della cosiddetta rotta balcanica
Urša Zgojznik: In nessun caso siamo favorevoli alle soluzioni dove una può escludere l’altra. Mi riferisco all’introduzione del filo spinato o altri ostacoli per chiudere il confine o tenere completamente aperti i confini. Il tema della sicurezza riguarda tutti e richiede la partecipazione di tutti gli attori. L’Unione Europea ha il compito di attuare le misure di sicurezza, mi riferisco a tutti i paesi membri; non va invece bene che siano i singoli paesi a decidere come agire. In questo modo si creano solo tensioni e divisioni all’interno dell’Ue. Dobbiamo comunque tenere in considerazione che le migrazioni sono un fenomeno che ci sarà anche in futuro. Noi ci ostiniamo però a prendere in considerazioni i motivi per i quali le persone decidono di emigrare, mi riferisco a cause non economiche ma esistenziali. Parlo dei cambiamenti climatici della mancanza di acqua e cibo che colpiscono soprattutto l’Africa.
Reporter: Cosa ne pensa del mancato sostegno da parte europea nell’implementazione della sentenza d’arbitrato
Urša Zgojznik: Io affermo che la sentenza della Corte d’Arbitrato vada rispettata. La decisione che è stata presa è sul tavolo. Ora il problema da risolvere è l’implementazione della sentenza. Sei i paesi confinanti non sono in grado di trovare un accordo sul problema dei confini allora posso dire che la stessa Europa è a rischio. L’Europa non è intervenuta forse perché questo è solo uno dei punti che indica la necessita di affrontare i problemi insieme ed evitare la radicalizzazione dei partiti politici.
Reporter: Cosa ne pensa dei controlli al confine con la Slovenia introdotti dall’Austria
Urša Zgojznik: Credo che questa misura sia assolutamente inutile. Anzi il pericolo è quello di fare aumentare la paura e l’intolleranza. Di più dovrebbe essere fatto in termini di controlli lungo i confini esterni dell’area Schengen. I controlli interni all’area non sono giustificati, non dimentichiamoci che la libera circolazione è stata un grande successo per l’Europa e mi sembra un peccato limitarla.
Reporter: Cosa ne pensa della modalità di voto dei capilista, detti spitzenkandidati, molti la reputano non democratica
Urša Zgojznik: Io sostengo ogni tipo di collaborazione, questa è l’idea di fondo dei Verdi in Europa. Appoggio di conseguenza i nostri due spitzenkandidati. Credo però che l’ultima parola per la loro conferma dovrebbe passare al Parlamento Europeo. Mi riferisco ad un candidato ambizioso e aperto alla collaborazione. Non mi sembra giusto che la parola finale sia del gruppo che ha preso il maggiore numero dei voti mala decisione finale dovrebbe toccare i rappresentanti eletti dai cittadini nel Parlamento Europeo.

Reporter: A guidare la lista del partito del premier Marjan Šarec sarà invece la giornalista Irena Joveva
Irena Joveva : Ho deciso di candidarmi innanzitutto perché mi è stata offerta questa occasione e perché vorrei contribuire in un modo diverso al miglioramento delle condizioni di vita delle persone. In secondo luogo, ho deciso di prendere parte alle elezioni perché’ anche io ero una di quelle persone che guardava all’Ue come ad un’istituzione composta da elites. Lo ammetto spesso mi lamentavo delle decisioni che venivano prese dai decision maker, un po’ come la gran parte dei cittadini. Parlando delle sfide concrete che l’Ue deve affrontare è da ormai troppi anni che parliamo degli stessi problemi, ma niente o poco è cambiato. Ed è per questo che ho deciso di candidarmi. Credo che le mie esperienze, soprattutto professionali, contribuiranno notevolmente in quanto mi impegnerò anche tra la gente e non solamente in ufficio.
Reporter: L’Europa non si è dimostrata particolarmente efficiente nel fronteggiare la crisi migratoria della cosiddetta rotta balcanica
Irena Joveva: Fino a questo momento l’Unione Europea non ha agito in tempo per affrontare la crisi migratoria che ha colpito determinati paesi, tra i quali la Slovenia. Mi riferisco alla crisi che ha coinvolto la Slovenia tra il 2015 e il 2016. I paesi non sono stati in grado di trovare un accordo e delle risposte sul come affrontare la crisi e di conseguenza hanno guadagnato terreno le forze politiche estreme. Io mi auguro, spero che l’Unione Europa sia ora in grado di dimostrare di essere unita. La crisi migratoria ora in atto non è paragonabile a quanto è successo nel 2015. Da quanto è emerso dai confronti elettorali ci troviamo un po’ tutti d’accordo nel dire che il problema va risolto alla radice, ovvero nei paesi d’origine. Bisogna innanzitutto rafforzare i controlli lungo i confini esterni dell’Ue. Il problema principale è stata la mancata reazione immediata al problema.
Reporter:Cosa ne pensa dei controlli al confine con la Slovenia introdotti dall’Austria
Irena Joveva: I controlli effettuati sono ingiustificati ed è un chiaro abuso delle regole che stabiliscono controlli interni in casi particolari di emergenza. L’emergenza lungo il confine sloveno austriaco non si è assolutamente verificata. Questi controlli sono stati introdotti per fini politici. È sempre facile utilizzare la paura della gente comune per guadagnare punti politici.
Reporter: È vero che la Slovenia non ha particolarmente successo nell’attingere ai vari fondi europei
Irena Joveva: Indubbiamente si potrebbe agire con più efficacia e immediatezza. In questo momento si vocifera che la Slovenia ha attinto solamente al 18 per cento dei fondi a disposizione quest’anno. È vero, però dobbiamo considerare che questi fondi sono ancora a disposizione e non viene preclusa la possibilità di attingere ulteriormente a questi fondi. È però vero che bisogna essere più efficienti. Ci vuole meno burocrazia nel superare tutti i procedimenti necessari. Si dovrebbe lavorare di più a livello delle comunità locali, e proprio qui un ruolo importante spetta ai deputati europei nel dare un sostegno alle persone interessate con l’apporto degli esperti. Anche gli stessi comuni dovrebbero collaborare maggiormente e ottimizzare il risultato.
Reporter: Cosa ne pensa del mancato sostegno da parte europea nell’implementazione della sentenza d’arbitrato
Irena Joveva: Noi della Lista Marjan Šarec pensiamo che, come del resto anche i restanti liberali, che questo modello non gode nemmeno delle basi giuridiche per essere applicato. Questo tipo di nomina non è neppure democratica, anzi’ è una vera e propria imposizione di un candidato prescelto. È un tipo di raggiro quando si dice che questo candidato rappresenta gli elettori. Noi del LMŠ non appoggiamo assolutamente questo. E proprio per questo che l’ALDE non ha un candidato ma ne ha di più.

Reporter: Passiamo ora la parola al Partito Nuova Slovenia, Ljudmila Novak
Ljudmila Novak: Io ho alle spalle una lunga carriera politica e numerose esperienze sia a livello locale che nazionale ma anche europeo. Ritengo di essere in grado di rappresentare bene gli interessi sloveni nel parlamento Europeo. Allo stesso tempo lotterò per i valori rappresentati dal partito Popolare Europeo a livello di Ue. Mi riferisco al rispetto dei diritti umani, la collaborazione e per un Europa migliore e più forte.
Reporter: L’Europa non si è dimostrata particolarmente efficiente nel fronteggiare la crisi migratoria della cosiddetta rotta balcanica
Ljudmila Novak: Si, è vero. Principalmente perché’ le decisioni vengono prese in concordia con i paesi membri e su questo punto non si è trovato il consenso ovvero una posizione congiunta. In futuro sarà sicuramente necessario consolidare la politica dell’Unione Europea per quanto riguarda le misure politiche sul tema delle migrazioni. Noi di Nuova Slovenia sosteniamo che la politica migratoria a livello Europeo necessita una regolamentazione, bisogna difendere i confini Europei e combattere il fenomeno delle migrazioni illegali. Si alle migrazioni legali mentre dico con determinazione che bisogna combattere i trafficanti di migranti che stanno destabilizzando l’Unione Europea.
Reporter: Cosa ne pensa del mancato sostegno da parte europea nell’implementazione della sentenza d’arbitrato
Ljudmila Novak: Sono dispiaciuta per il fatto che la Commissione Europa non ha agito con determinazione. La Commissione, secondo me, avrebbe dovuto richiedere con determinazione dalla Croazia di rispettare la sentenza. Come sappiamo l’Unione Europa si fonda sul diritto, ma in questo caso particolare la Commissione non si è dimostrata determinata. In secondo luogo, è stata proprio la Commissione Europea il testimone della firma da parte slovena e croata dell’accordo con il quale si è deciso che sarà la Corte d’arbitrato a stabilire i confini tra i due paesi.
Reporter: Cosa ne pensa dei controlli al confine con la Slovenia introdotti dall’Austria
Ljudmila Novak: Tutto ciò indica che in Slovenia è stato fatto troppo poco per difendere i confini. Il numero dei migranti è in crescita, recentemente circa 70 illegali sono stati trovati nei pressi di Ilirska Bistrica-Villa del Nevoso da parte delle forze dell’ordine. La Slovenia deve fare il possibile per’ garantire più sicurezza e difendere i confini con tutti i mezzi a disposizione. Il governo ha inoltre il compito di prendere seriamente in considerazione le preoccupazioni mosse dagli abitanti delle aree di confine colpite dal fenomeno migratorio illegale.

Reporter: Milan Zver, già europarlamentare dalle file del maggiore Partito d’opposizione in Slovenia, quello democratico Sds il quale è a capo della Lista congiunta SDS-SLS, ovvero, Democratici e Partito Popolare.
Milan Zver: Fino a questo momento mi sono già candidato per due volte. I risultati hanno messo in luce che le persone ritengono che sono un candidato idoneo e in grado di essere a capo della lista presentata congiuntamente dal Partito Democratico e quello Popolare. Dopo una riflessione con la mia famiglia, ho insomma, deciso di ricandidarmi. Prima è stato il partito, l’SDS a decidere di puntare su di me con votazione segreta, dopodiché è stata anche confermata la lista. Sono felice di questa opportunità che mi è stata data ovvero di portare per la terza volta la lista SDS alle europee. La novità è rappresentata dai due rappresentanti del partito popolare. Con tale gesto abbiamo voluto dare una mano al partito Popolare sloveno il quale è membro dei popolari europei.
Reporter: L’Europa non si è dimostrata particolarmente efficiente nel fronteggiare la crisi migratoria della cosiddetta rotta balcanica
Milan Zver: Qualche anno fa abbiamo assistito alla cosiddetta crisi migratoria la quale è tuttora in corso. Le pressioni sulla rotta balcanica sono tuttora forti e il numero dei migranti illegali è in aumento. I problemi in Slovenia legati al fenomeno sono in aumento, solo recentemente abbiamo assistito a un sequestro di persona. Il governo sloveno sta affrontando male questo fenomeno. Anche l’Unione Europea nella soluzione della crisi non sta ottenendo grossi risultati. Non è riuscita ad instaurare un meccanismo di solidarietà congiunto in quanto richiedeva l’obbligatorietà, ma numerosi paesi si sono rifiutati di accettarla. L’Italia ha urgente bisogno di un meccanismo con il quale si potrebbe smistare i migranti in altri paesi. Insomma, i paesi membri devono dialogare e trovare un accordo. Il problema è comunque europeo e l’Unione dovrebbe intervenire per la soluzione della crisi.
Reporter: Cosa ne pensa del mancato sostegno da parte europea nell’implementazione della sentenza d’arbitrato
Milan Zver: La sinistra tenta in tutte le maniere di metter in cattiva luce i vertici europei per non aver reagito in maniera adeguata sulla mancata volontà croata di riconoscere la sentenza d’arbitrato. Queste affermazioni sono prive di fondamento. Juncker come molti altri hanno a più riprese affermato che il diritto comunitario va rispettato e attuato. Il problema principale è rappresentato dalla Croazia, la quale ha deciso di abbandonare l’accordo, mentre d’altra parte il governo sloveno non sta dimostrando la volontà di dialogare con la controparte. Ciò non va bene. Io credo che il dialogo è fondamentale per l’implementazione dell’accordo. L’unica soluzione possibile è quella di dialogare con la Croazia e cercare delle soluzioni.
Reporter: Cosa ne pensa dei controlli al confine con la Slovenia introdotti dall’Austria
Milan Zver: L’Austria evidentemente non si fida del governo sloveno per quanto riguarda la difesa del confine esterno e di conseguenza ha deciso di reintrodurre i controlli ai confini di stato. Non si tratta però di controlli particolarmente rigidi. Le automobili non vengono neppure fermate come avviene al confine tra l’Austria e la Germania. Sono complessivamente sei i paesi che hanno deciso di reintrodurre i controlli interni o perlomeno parzialmente limitando il movimento. Ciò è conseguenza delle lacune nei controlli dei confini esterni dell’Ue. Con l’aumento degli agenti impiegati con il fronte, si prevede infatti l’arruolamento di ulteriori 10 mila agenti, i controlli saranno sicuramente migliori e di conseguenza i singoli paesi decideranno di togliere i controlli interni
Reporter: Cosa ne pensa della modalità di voto dei capilista, detti spitzenkandidati, molti la reputano non democratica
Milan Zver: La democrazia europea presenta delle lacune. L’introduzione del modello del spitzenkandidat è buona per lo sviluppo della democrazia europea. Il Presidente del potere esecutivo a livello europeo spetta infatti alla persona che ha ottenuto il maggior numero dei voti. È anche vero che questo modello potrebbe essere ulteriormente migliorato. Insomma, alle elezioni anche i restanti partiti presenteranno i loro candidati leader. Mi sembra giusto che siano i vincitori delle elezioni ad aggiudicarsi le funzioni esecutive. Il Presidente della Commissione Europea è una delle funzioni più importanti in Europa e nel mondo.

Reporter: Passiamo ora la parola al leader della neoistituita formazione politica, Dom, Lega Nazionale ovvero Bernard Brščič il quale strizzando l’occhiolino alla Le Pene e a Salvini non nega la sua natura populistica
Bernard Brščič: Ho deciso di presentare la mia lista perché ritengo che la Slovenia necessita il cambiamento, lo necessita anche l’Europa. Noi proponiamo una visione alternativa al futuro del paese e della stessa Europa. Vogliamo un Europa dei popoli e delle libertà. Il compito principale della Slovenia come dell’Europa è quello di garantire la sicurezza ed il benessere dei propri cittadini. Gli attuali partiti non lo fanno.
Reporter: L’Europa non si è dimostrata particolarmente efficiente nel fronteggiare la crisi migratoria della cosiddetta rotta balcanica
Bernard Brščič: Noi riteniamo che l’immigrazione clandestina sta mettendo in serio pericolo l’esistenza dell’Unione Europea. I globalisti che si fanno portatori degli ideali del multiculturalismo desiderano con l’appoggio dei migranti clandestini, creare una specie di Stati Uniti D’Europa, cosa che noi non vogliamo assolutamente. Noi crediamo in un’Europa delle nazioni. Le prerogative dell’Unione Europea dovrebbero essere limitate. Siamo fermamente contrari al multiculturalismo e all’accettazione forzata dei contingenti di migranti.
Reporter: Cosa ne pensa dei controlli al confine con la Slovenia introdotti dall’Austria
Bernard Brščič: È una misura logica quella presa dall’Austria. La Slovenia è infatti incapace di gestire la crisi migratoria. Il nostro confine è come un formaggio svizzero. Io l’ho sempre affermato. Se siamo incapaci di garantire la sicurezza dei nostri confini sul Kolpa e Dragogna la conseguenza sarà il muro lungo le Karavanke. E in questo momento le mie previsioni si stanno avverando. Se questo trend proseguirà, la misura presa dagli austriaci in difesa dei propri cittadini è normale. Il governo sloveno invece non sta difendendo i propri cittadini.
Reporter: Cosa ne pensa del mancato sostegno da parte europea nell’implementazione della sentenza d’arbitrato
Bernard Brščič: L’Errore è stato commesso nel 2010 con la decisone presa di risolvere il contenzioso confinario tramite la Corte d’Arbitrato. Posso definirlo come uno degli errori maggiori commessi dalla diplomazia slovena. In quel periodo dovevamo sfruttare invece la posizione privilegiata che avevamo in veste di membri dell’Unione Europea. Ora invece stanno tutti a lavarsi le mani per il fatto che la Croazia non sta rispettando la sentenza d’arbitrato. Dobbiamo inoltre chiederci quanto sia stato responsabile anche l’allora governo sloveno. Mi riferisco alle intercettazioni che hanno coinvolto i due agenti speciali sloveni, Sekolc e Drenik e altre affermazioni poco fortunate dell’allora Ministro degli Esteri Karl Erjavec. Ritengo che un’po’ di autocritica non guasterebbe. Gran parte della colpa per il fallimento dell’Arbitraggio è nostra, non sono solo i croati.
Reporter: Cosa ne pensa della modalità di voto dei capilista, detti spitzenkandidati, molti la reputano non democratica
Bernard Brščič: In linea di massima non ci vedo niente di sbagliato. Credo che vadano a colmare il deficit democratico tipico per l’Unione Europea. A disturbare è forse questa promozione eccessiva di determinati candidati, mi riferisco a Manfred Weber, già dato per certo come Commissario Europeo. Il sistema in sé non è così sbagliato ma forse l’elettore comune avrebbe piacere di vedere un po’ di umiltà da parte del candidato dei Popolari.

Foto: EPA
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Dionizij Botter